Classe 1991, laurea in sociologia e magistrale in criminologia, monitora e analizza le minacce cyber di aziende e istituzioni

Se è vero che, secondo l’Agenzia nazionale per la cybersecurity, in Italia mancano 100mila esperti in un settore sempre più colpito da attacchi informatici transazionali, non è detto che per trovarne, e anche di bravi, si debba per forza attingere al bacino degli ingegneri o, più in generale, dei cosiddetti ‘smanettoni’ del pc. Giada Paolucci, classe 1991, laurea triennale in sociologia e magistrale in criminologia, passione per lo sport, i viaggi e i libri gialli, è l’incarnazione dell’eccezione che conferma la regola. E che può far sperare molti giovani, capaci ma sprovvisti di una laurea STEM, di trovare spazio in aziende anche di rilievo internazionale.

Dal 2019 Giada lavora al Global SOC (Security Operation Centre) di Leonardo, il gruppo italiano leader delle tecnologie strategiche per la sicurezza del Paese. Presso il SOC, che ha sede a Chieti, vengono protette 7mila reti e 100mila utenti in tutto il mondo. È qui che Giada lavora come Cyber threat analyst. “Ci occupiamo di individuare e prevenire le minacce prima che impattino sugli asset non solo di Leonardo, ma anche dei nostri clienti”, racconta Giada.

Terminati gli studi universitari, la giovane reatina ha svolto lavori diversissimi: segretaria, volontaria, fotografa, social media specialist e infine addetta alla vendita dei biglietti del bus. Nel frattempo ha continuato a studiare, frequentando un corso di cyber intelligence e tecniche di investigazione digitale, fino a quando le sue capacità sono state notare e apprezzate da Leonardo che l’ha assunta per monitorare e analizzare a 360 gradi il perimetro cyber di aziende e istituzioni che hanno scelto di affidarsi al SOC di Chieti. “Abbiamo configurato per ogni azienda parole sensibili e, attraverso una nostra piattaforma di threat intelligence, catturiamo informazioni sul web, 24 ore su 24. Un lavoro che richiede grande concentrazione, versatilità e curiosità”.

Attraverso l’ analisi di fonti aperte e del dark web, Giada e la decina di colleghi che lavorano con lei in team individuano i possibili “indicatori di compromissione” e provvedono a stendere report che inoltrano ad un altro gruppo di lavoro del SOC di Chieti che ha il compito intervenire mitigando o debellando il pericolo. La minaccia ibrida, che col conflitto in Ucraina è enormemente cresciuta, vede gli analisti di cyber threat come Giada impegnati a fare fronte pressoché quotidianamente ad attacchi simili a quelli compiuti da “Killnet”, il collettivo hacker russo che ha messo a dura prova i sistemi informatici occidentali. “L’importante è tenersi aggiornati e anche avere intuito. Il lavoro di squadra, poi, è fondamentale. Siamo in quattordici – conclude Giada – tutti esperti in discipline STEM tranne io un mio collega laureato in economia e commercio. Certamente non ci annoiamo: talvolta ci sembra di vivere in una realtà fantascientifica, un po’ come quella dei film”.

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