Crespano del Grappa (Treviso), 30 mag. (LaPresse) – Alla vigilia, a chi gli chiedeva delle possibilità di vittoria in una cronoscalata che lo vedeva tra i grandi favoriti, rispondeva: “Non lo so. Questo Giro è tutto una scoperta di quelli che sono i miei limiti”. La prestazione, strepitosa, di cui si è reso protagonista fino alla durissima salita del Monte Grappa ne ha cancellati parecchi, di quei limiti. Perché quei 17″ di differenza dal superman colombiano Nairo Quintana vogliono dire tante cose. Innanzitutto, che il podio è ampiamente alla portata del giovane sardo della Astana. In un solo colpo, infatti, Aru ha scavalcato il francese Rolland al terzo posto e staccato nettamente il polacco Majka con cui condivideva fino ad ieri la quarta posizione. Ora, tra Rigoberto Uran (oggi terzo a 1’26”) lui ci sono appena 41″.

I numeri parlano chiaro: al Giro 2014, l’azzurro che il prossimo 3 luglio compirà 24 anni – già in evidenza con la vittoria di Montecampione – sta superando un altro test di maturità. E chissà come si sarebbe evoluta la situazione in classifica senza il ‘pasticciaccio’ dello Stelvio… meglio non pensarci. Meglio concentrarsi sul bellissimo presente che forse può essere l’anticamera di un radioso futuro. Forse l’Italbici ha trovato il fuoriclasse che cerca disperatamente da tempo, quello capace di infiammare la folla e di elevarsi definitivamente sulle tante ‘meteore’ e sui falsi profeti sprovvisti della continuità dei campioni veri. Uno scenario suggestivo di fronte al quale lo scalatore di San Gavino Monreale preferisce rispondere con il suo caratteristico mantra: “Vivo alla giornata, sono qui per dare il massimo. Ora mancano due tappe importanti. Vedremo che cosa succederà”.

La quasi vittoria sul Monte Grappa ha un sapore particolare: proprio qui, l’azzurro trionfò negli Under 23 nel 2011. “E’ una salita storica, ci sono affezionato”, dice. E proprio su questi durissimi km, intrisi di echi battaglieri, Aru ha dimostrato di possedere le armi per contrastare i big. “Sono già così vicino a loro, non me lo aspettavo”, confessa con candore. “Penso solo a lavorare e a fare il meglio possibile”. Poche parole, molti fatti. Quelli che lo hanno portato tra i professionisti nel 2012 e l’anno dopo a partecipare al suo primo Giro d’Italia. Qui, Aru viene investito del compito di fare da gregario proprio a colui che potrebbe sostituire nel cuore dei tanti appassionati di due ruote italiani: Vincenzo Nibali. Il contributo del sardo – che deve combattere all’inizio con una gastroenterite – al trionfo finale dello ‘Squalo’ è fondamentale e impreziosito dall’impresa epica sulle Tre Cime di Lavaredo, dove in mezzo al freddo e alla neve centra un quinto posto da applausi. In questo Giro, Aru parte da gregario di Scarponi ma dopo l’infortunio di quest’ultimo diventa il capitano dell’Astana. Che il suo destino sia quello di protagonista e non di comprimario lo dimostra quindi la vittoria in solitaria al traguardo di Montecampione, dove esibisce una serie di scatti in stile Pantani da consegnare agli almanacchi. E lo conferma la grande crono di oggi. Le montagne del Giro, tremenda selezione naturale e incantevole palcoscenico capace di proiettare nell’olimpo dei grandi, non mentono. Il futuro è tutto suo.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata