Ad allontanare l'ipotesi di un contatto tra i due leader è stata la stessa Casa Bianca: il dietrofront perché il presidente russo "non ha alcuna inclinazione" alla trattativa

Nessun colloquio tra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente Usa Joe Biden in vista. Giovedì il Commander-in-chief si era detto “pronto a parlare” con l’omologo qualora ci fosse stato “un interesse da parte sua a mettere fine alla guerra” di aggressione contro l’Ucraina. Il Cremlino ha risposto che Putin “è aperto al dialogo” ma che la condizione posta dall’Occidente per un negoziato, ovvero il ritiro delle truppe di Mosca dal suolo ucraino è “inaccettabile”. Inoltre ha chiesto agli Usa di riconoscere i territori annessi alla Federazione russa, una condizione improponibile per Washington. Ad allontanare l’ipotesi di un contatto tra i due leader è stata poi la stessa Casa Bianca. Il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, John Kirby, ha detto che Biden “non stava indicando che questo è il momento di parlare con Putin“, perché il presidente russo “non ha alcuna inclinazione” alla trattativa e quanto sta facendo “mostra che vuole continuare” la guerra. Il portavoce ha quindi ribadito che “solamente il presidente ucraino Volodymyr Zelensky può determinare” quando è il momento di trovare una soluzione negoziale al conflitto. Da parte sua Putin, in un nuovo colloquio con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, ha rimproverato l’Occidente affermando che gli aiuti militari che sta dando a Kiev scoraggiano l’Ucraina da qualsiasi idea di negoziato.

Intanto il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha denunciato che è in corso “una ben pianificata campagna di terrore e intimidazione contro le ambasciate e i consolati ucraini”. Diversi pacchi insanguinati, contenenti occhi di animali sono stati recapitati presso le sedi diplomatiche di Kiev in sette Paesi europei, l’ingresso della residenza dell’ambasciatore in Vaticano è stato vandalizzato e l’ambasciata in Kazakistan ha ricevuto un allarme bomba, poi non confermato.

I pacchi sono arrivati dopo che una lettera contenente materiale pirotecnico è deflagrata all’interno dell’ambasciata ucraina a Madrid ferendo lievemente un dipendente. Altre cinque lettere simili sono state recapitate in Spagna ad enti e personalità legate all’aiuto militare che l’Occidente sta fornendo a Kiev, anche se al momento le autorità spagnole non si sono sbilanciate su chi potrebbe esserci dietro. Ieri il ministero dell’Interno ha riferito che con molta probabilità i plichi arrivati in Spagna sono stati spediti dal territorio spagnolo. Un pacco insanguinato è arrivato anche all’ambasciata di Madrid che è stata evacuata e isolata per precauzione. Dopo gli appositi controlli, il ministero dell’Interno ha comunicato che la busta sospetta non conteneva né ordigni, né sostanze esplosive o deflagranti, ma l’occhio di un animale. “Il fatto che l’affrancatura non sia spagnola, insieme alle sue caratteristiche, potrebbe collegare la busta alle spedizioni intercettate in altre ambasciate e uffici consolari ucraini in diversi Paesi europei”, hanno riferito dal ministero. Non è emerso quindi se ci sia un collegamento tra i pacchi insanguinati e i plichi esplosivi recapitati al momento solo a indirizzi spagnoli.

In Italia sono stati inviati pacchi contenenti occhi di pesce, sia al consolato di Roma che a quello di Napoli, mentre l’ambasciatore ucraino in Vaticano, Andrii Yurash, ha dichiarato all’Associated Press che l’ingresso della sua residenza a Roma è stato vandalizzato con ciò che credeva fossero feci di animali. Altri pacchi sospetti sono stati inviati in Ungheria, Olanda, Polonia, Croazia e Repubblica Ceca. Il portavoce del ministero degli Esteri ucraino Oleg Nikolenko ha esortato i governi stranieri a “garantire la massima protezione delle istituzioni diplomatiche ucraine”. La loro sicurezza è stata già aumentata dopo il ferimento di un dipendente nella sede di Madrid, per ordine di Kuleba.

Sul fronte interno Kiev ha vietato le attività delle organizzazioni religiose “affiliate a centri di influenza” in Russia e ha dichiarato che esaminerà i legami tra le chiese ortodosse ucraine e russe. Il presidente Zelensky ha firmato un decreto che impone sanzioni personali contro i rappresentanti di organizzazioni religiose associate a Mosca e che prevde un esame della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca, uno dei due organismi ortodossi presenti nel Paese a seguito dello scisma del 2019. I funzionari ucraini sospettano che questa chiesa promuova opinioni filorusse e che alcuni sacerdoti possano collaborare attivamente con Mosca.

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