Lo dice a LaPresse Francesco Burrelli, presidente Anaci, Associazione nazionale amministratori condominiali immobiliari

La stretta sul Superbonus preoccupa gli amministratori condominiali. “La situazione era già abbastanza grave prima di questo ulteriore giro di vite, con quello che è successo nei condomini sia per quanto riguarda la cessione del credito con le cifre incagliate. Tutto il settore coinvolto è di circa 30mila imprese e c’è un indotto collegato che conta tra 300mila e 400mila persone. Questa mossa crea ulteriori problemi”. Lo dice a LaPresse Francesco Burrelli, presidente di Anaci, l’Associazione Nazionale Amministratori Condominiali Immobiliari, commentando l’ipotesi allo studio del governo sulla limitazione per reddito al Superbonus.

Burrelli fa riferimento poi alla direttiva europea sulle ‘Case green, secondo cui gli immobili dovranno scendere di 2 classi energetiche entro il 2033.  “Avremo circa 1 milione e 800mila fabbricati complessivamente sui quali dovremo mettere le mani. Per abbassare di una classe energetica c’è bisogno di 15-20 mila euro, e di due classi energetiche 40-45mila euro a seconda dei tipi di intervento. Se adesso tagliamo il Superbonus i deboli, i fragili e gli incapienti, che vivono in condominio con un reddito da 600 a 1.200 euro al mese, potranno certificare e gestire il ‘green deal’ europeo?“, si chiede Burrelli.

“Se cambiamo le regole di anno in anno, senza avere le imprese informate adeguatamente e con i dipendenti formati e la possibilità di fare le assemblee per tempo, si perderà la fiducia. La gente poi non farà più niente. Se anche lo Stato desse il 100% in anticipo, non ci sarà più fiducia nello Stato”, sottolinea Burrelli. A LaPresse il presidente di Anaci aggiunge che “non si può demandare il problema agli utenti finali. Noi facciamo le assemblee, che saranno di fuoco, ci porteremo gli avvocati e daremo loro in mano la situazione, cause a non finire, il condominio non funziona e il debito resta da pagare. Il rischio è di avere un fabbricato che non è finito, il servizio non lo possiamo godere e i palazzi ce li abbiamo così com’erano”. Diventa “un problema sociale non indifferente che colpirà prevalentemente i fragili”. 

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