Roma, 15 mag. (LaPresse) – “Nel 2021 e soprattutto nel 2022 si è verificata una perdita dei salari reali di oltre il 10%, fatto che ha accresciuto il lavoro povero. Nel 2023 è iniziata la correzione, i salari sono infatti cresciuti del 3%, quindi più dei prezzi che invece sono aumentati dell’1%. Quindi i salari reali sono cresciuti del 2%, si sta realizzando un riequilibrio. Ma se proseguiamo allo stesso passo del 2023, per recuperare quei 10 punti percentuali ci vorranno altri 4 anni”. Lo ha spiegato a LaPresse l’economista Carlo Cottarelli, interpellato sui dati emersi nel rapporto annuale 2024, in cui l’Istat segnala un peggioramento degli indicatori di povertà assoluta che nel 2023 ha toccato il 9,8% della popolazione (un dato più alto di circa tre punti percentuali rispetto al 2014). Nei prossimi rinnovi contrattuali dunque “credo ci sarà spazio per un aumento dei salari e per continuare a recuperare la perdita”, ha affermato Cottarelli. Il punto centrale, ha precisato l’economista, è che “il grosso della perdita del potere d’acquisto è avvenuto negli ultimi 3 anni, tra 2021 e il 2022, a causa dell’inflazione. I prezzi inizialmente – ha ricordato – andavano su con l’aumento dei prezzi delle materie prime e poi sono rimasti alti anche quando questi ultimi sono scesi, ampliando i margini di profitto”. Quindi il problema non sono i bonus più o meno efficienti che negli anni si sono susseguiti – dai famosi 80 euro del governo Renzi al reddito di cittadinanza poi diventato assegno di inclusione con l’esecutivo Meloni – quanto più le contingenze globali che hanno eroso il potere d’acquisto dei cittadini, ora in via di ripresa. Una ripresa che, appunto, Cottarelli calcola in circa 4 anni “a meno che le contrattazioni sui rinnovi dei contratti non portino ad un recupero più elevato”, ha chiosato.

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