Il ministro Orlando: "Posticipare significa solo rallentare una battaglia che dobbiamo vincere il prima possibile"

“Il decreto non cambierà”. L’obbligo di Green pass per tutti i dipendenti pubblici e privati entrerà in vigore “dal 15 ottobre” e non si torna indietro. Mentre i lavoratori portuali di Trieste si dicono pronti a scioperare  fino al 20 ottobre e chiedono un rinvio dell’attuazione della norma a fine mese, la linea del Governo è chiara: nessun passo indietro. L’unica ‘limatura’ che in queste ore si valuta a palazzo Chigi riguarderebbe un intervento sul credito di imposta per andare a ‘scontare’ ulteriormente il prezzo dei tamponi. Si tratterebbe, viene spiegato, di andare a ‘ritoccare’ la misura già attuata nel decreto Sostegni bis, che aveva introdotto il riconoscimento di un credito d’imposta al 30% per le aziende in relazione alle spese sostenute fino ad agosto per la sanificazione degli ambienti e l’acquisto di dispositivi di protezione individuale, comprendendo anche le spese per la somministrazione dei test ‘anti Covid’. Scartata quindi la possibilità di prevedere tamponi gratuiti, ovvero pagati dallo Stato. L’attenzione, a palazzo Chigi, è massima. La giornata di venerdì si annuncia “complicata”, ma la convinzione è che più che il prezzo dei tamponi sia una piccola minoranza ‘no vax’ a resistere, mentre piano piano il numero delle prime dosi sta crescendo e quindi il green pass “funzionando”.

Il premier ne parla con i leader di Cgil, Cisl e Uil. Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri continuano a chiedere una revisione dei prezzi al ribasso e che i costi siano sostenuti dalle aziende. “Il tema verrà affrontato nel Consiglio dei ministri di venerdì”, assicurano ma, in realtà, il dossier tamponi potrebbe non arrivare subito sul tavolo del Governo. Draghi non affronta l’argomento nemmeno nel corso della cabina di regia convocata per mettere a punto il decreto fiscale con i capidelegazione dei partiti che sostengono la maggioranza. Anche perché, in realtà, gli azionisti del Governo sono abbastanza divisi sull’argomento. Spaccato il centrodestra, con Lega e Fratelli d’Italia che continuano a chiedere tamponi gratuiti (“non si creino lavoratori fantasma”, dice Matteo Salvini) e Silvio Berlusconi che arriva a ventilare la necessità di arrivare all’obbligo vaccinale. Contrari ai tamponi a carico dello Stato i dem. “Il tampone gratuito è come il condono per chi non paga le tasse. Noi siamo contro questa logica. Deve essere premiato chi è fedele, chi paga le tasse e chi si è vaccinato”, dice chiaro Enrico Letta.

“Sul costo dei tamponi ho sempre detto calmierazione sì, gratuiti no”, gli fa eco Andrea Orlando, che respinge l’idea di rinviare l’obbligo: “Posticipare significa solo rallentare una battaglia che dobbiamo vincere il prima possibile”, taglia corto. Chiede un’ulteriore riduzione dei costi dei test, invece, Giuseppe Conte. “Il Movimento 5 Stelle chiede di calmierare immediatamente il prezzo dei tamponi – dice – perché chi vive in situazioni di indigenza deve avere la possibilità di fare un test senza che pesi in modo drammatico sul bilancio familiare”. Contrario a farsi carico delle spese il leader di Confindustria Carlo Bonomi: “C’è una disposizione di legge che prevede che il costo dei tamponi sia a carico di chi lo deve fare – taglia corto -. Questa è la posizione, non è cambiato nulla”.

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