Il fan club ufficiale del campione altoatesino si racconta a LaPresse
Rilasciano interviste a tv vietnamite dall’altra parte del mondo, sono acclamati dal pubblico, scattano selfie all’interno e fuori dalle tribune dei tornei del Grand Slam, ricevono richieste continue da parte di chi vuole entrare nel gruppo. Jannik Sinner e tutto lo staff, da Simone Vagnozzi a Darren Cahill, gli sono andati incontro a Melbourne dopo l’ultimo allenamento per far loro i complimenti e scattare qualche foto, a conferma di un legame di fedeltà ormai indissolubile. E sempre più spesso vengono riconosciuti e salutati anche dalle star del tennis.
I ‘Carota Boys’, fan club ufficiale del campione altoatesino, si stropicciano gli occhi e fanno fatica a restare incollati alla realtà. “Ci divertiamo come matti, qui è tutto bellissimo. Una accoglienza favolosa. Cerchiamo di vivere il momento”, raccontano a LaPresse, dalle sponde di Melbourne prima di entrare allo stadio per seguire il match di Lorenzo Sonego. E’ bastato loro comprare la scorsa primavera un biglietto per gli Internazionali di Roma e mettersi in testa una idea meravigliosa, tutta arancione, per ritrovarsi in una manciata di mesi nel mondo dei sogni.
Dal ponte del Foro Italico alla baia di Melbourne, il salto è stato talmente travolgente che neanche loro ci credono ancora. “E pensare che tornati da Roma eravamo convinti di non usare più quel buffo vestito da carota“, confessano. La loro storia da favola è un concentrato unico di amicizia, intuito e divertimento, il tutto al servizio della passione e del marketing. Da quando a Roma si sono presentati vestiti da carota stregando gli occhi dei bambini sugli spalti la vita di Enrico, Alessandro, Gianluca, Alberto, Lorenzo e Francesco è cambiata. Chiamati da un manager della Lavazza appena cinque giorni dopo la fine del torneo romano, sono stati invitati dall’azienda italiana al Roland Garros e poi a Wimbledon, Us Open, Atp Finals di Torino e ora gli Australian Open.
Tutti e sei insieme, appassionatamente, provando a conciliare l’irrefrenabile voglia di viaggiare con il lavoro. Tutti infatti hanno una professione e tutti provano a ritagliarsi lo spazio che la loro giovane età merita di avere per non farsi sfuggire una occasione simile. Magari chiedendo anche un piccolo aiuto economico in più a mamma e papà. Alessandro ed Enrico lavorano in un’azienda agricola legata all’allevamento, Gianluca è panettiere, Lorenzo è impiegato in una multinazionale, Francesco è tecnico in un’azienda che si occupa di gestione di cantieri mentre Alberto è operativo in una ditta che produce sacchetti di plastica. Tutti amici d’infanzia, tutti di Ravello (Cuneo), tutti appassionati di tennis e di Jannik.
“La prima volta che ci vide a Roma, sul ponte che collega con il Centrale, reagì regalandoci un grande sorriso. Poi a Parigi ci lanciò l’asciugamano dopo una vittoria, a Wimbledon ci postò delle storie su Instagram, a New York riuscimmo a scendere in campo e scattammo con lui qualche selfie dopo la vittoria su Wawrinka”, rivela Enrico. “Tramite Lavazza ci siamo avvicinati a lui, abbiamo avuto degli incontri e potuto fare anche due scambi a tennis. Alle Atp Finals gli abbiamo regalato la maglietta e ci siamo scambiati due parole. Ma lui è sempre molto concentrato e noi cerchiamo di essere poco invasivi nei suoi confronti. Quando ce l’abbiamo davanti è un’altra persona. Prese in giro scherzose? Dopo quattro scambi con lui ci disse che non eravamo molto bravi a giocare a tennis”, aggiunge.
I sei Carota Boys vogliono essere unici e soprattutto restare fedeli a se stessi. “Riceviamo ogni giorno almeno una ventina di messaggi di persone che vogliono entrare nel gruppo, arrivano richieste soprattutto di ragazze intenzionate a creare un gruppo di ‘Carota Girls‘. Noi però restiamo noi, si perderebbe il senso della cosa. Mai dire mai ma il nostro segreto è l’amicizia che c’è tra di noi e cercheremo di coltivarla così”, aggiunge Enrico.
I Carota Boys non sanno davvero cosa gli riserverà il futuro che è inevitabilmente legato alle prestazioni e alla carriera di Sinner. “Cerchiamo di funzionare come un piccola azienda tra amici, per cui le scelte le prendiamo tutti insieme. Essendo tutto nuovo a volte ci ritroviamo a non sapere decidere, qualcuno è più bravo di altri a fare alcune cose ma il nostro segreto è l’amicizia. Viviamo il momento, cercheremo di incrementare la cosa, siamo partiti con il piede giusto”, sottolinea ancora Enrico. “Speriamo che poi Jannik ci metta del suo in campo, abbiamo delle buone aspettative. Più vincerà più riusciremo a fare del nostro. Anche se è chiaro che siamo legati a lui, ci teniamo però a seguire il tennis in generale. Speriamo che possa andare bene e che Jannik diventi un numero uno”, aggiunge, portavoce del pensiero comune.
Che il sogno continui, dunque, il più a lungo possibile. “Ci impegniamo a fare tutti i giorni una cosa che ci piace tanto, viaggiare in questo modo. E cercheremo di coltivare questa passione per tanto tempo. Non sappiamo cosa ci potrà capitare domani, sembra che abbiamo raggiunto l’apice avendo incontrato Sinner ma poi ci stupiamo di scoprire che c’è sempre qualcosa in più. Il futuro? Difficile sbilanciarsi. Oggi siamo qui, domani non lo sappiamo”. Sicuramente resteranno un’altra settimana ancora a Melbourne. Poi andranno dove li porta il cuore e la pallina di Sinner.
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