Il leader del Carroccio rilancia e dà la colpa all'astensionismo, poi attacca i giornalisti, "non i presenti", che hanno gettato in prima pagina l'affaire Morisi e poi rincarato la dose con le connessioni neofasciste di Lega e Fratelli d'Italia

Il centrodestra esce dalle amministrative con le ossa rotte. Ma non si parli di débâcle. E’ Giorgia Meloni ad affrontare a viso aperto la stampa dopo aver perso Roma, con la sconfitta del suo candidato Enrico Michetti contro il dem Roberto Gualtieri. “Si deve riconoscere che il centrodestra esce sconfitto da queste elezioni amministrative. Ne siamo tutti consapevoli – ammette la presidente di FdI -. Non riusciamo a strappare al centrosinistra le grandi città. Questo richiede una valutazione approfondita” da parte della coalizione. Ma parlare di tracollo, rimarca Meloni “è eccessivo”. Il vero flop secondo l’ex ministro della Gioventù “è del M5S, il Pd sta festeggiando sulle spoglie degli alleati grillini”. Diversa la reazione di Matteo Salvini che dopo aver ascoltato il discorso della vittoria di Gualtieri, apre la conferenza stampa da Catanzaro difendendo il risultato della Lega e negando, per quanto possibile, il flop.

Il leader del Carroccio rilancia e dà la colpa all’astensionismo, poi attacca i giornalisti, “non i presenti”, che hanno gettato in prima pagina l’affaire Morisi e poi rincarato la dose con le connessioni neofasciste di Lega e Fratelli d’Italia. Non ultima la critica, costante, al ministro Luciana Lamorgese, sia per la gestione degli scontri di Roma di sabato 10 ottobre, sia per la reazione alla protesta dei portuali di Trieste: “Che si usi gli idranti contro i lavoratori e i guanti di velluto contro gli squadristi, mi stupisce e mi preoccupa”. Altro nervo scoperto è l’aver fallito la conquista di Torino, dove Paolo Damilano, sponsorizzato dalla Lega, si è fermato al 40 per cento. Risultato di tutto rispetto, ma non sufficiente per il post-Appendino.

Unico mea culpa, mascherato, è quando Salvini parla dell’elettorato, quello che alle urne ci è andato, e che ha “sempre ragione”, comunque, minimizza, a conti fatti “passiamo da 8 a 10: al momento il centrodestra ha più sindaci rispetto a 15 giorni fa“. Se in casa FdI a bruciare è aver perso la capitale – con un bottino di voti ai nastri di partenza che lasciava presagire tutt’altri risultati – in casa Lega le ferite si leccano a Varese. Il centrosinistra con Davide Galimberti, espugna il fortino leghista, lì dove Giancarlo Giorgetti aveva speso la maggior parte delle sue energie. L’unica vittoria della coalizione è Trieste, che conferma sindaco Roberto Dipiazza. Ironia della sorte, candidato di Forza Italia. Silvio Berlusconi infatti fa sapere subito si essersi congratulato con il primo cittadino e avergli augurato buon lavoro. Tuttavia non commenta i risultati. E il suo silenzio vale, forse, più di mille parole.

Al primo turno, fuori dal seggio di Milano, il Cav aveva sentenziato: “I candidati sono decisi dai leader di partito invece che da scelte democratiche, forse la prossima volta, per quanto riguarda i candidati, dovremo cambiare sistema”. E’ la prima bacchettata, profetica, su una gestione della rosa per queste amministrative che, alla resa dei conti, ha visto eletti Roberto Occhiuto e appunto Dipiazza. Anche Meloni non risparmia critiche e rilancia: “Il centrodestra si deve mettere al lavoro immediatamente per individuare i prossimi candidati, possibilmente entro la fine di quest’anno, e consiglio anche di ripartire da profili politici perché le campagne aggressive dei nostri avversari purtroppo non aiutano chi vorrebbe solo parlare dei problemi, senza far parte della lotta nel fango”. E poi la bordata: “Ho già parlato con Berlusconi e mi sono scritta con Matteo Salvini. Credo ci si debba vedere già in questa settimana, e si debba lavorare insieme per un progetto chiaro perché i tempi per una rivincita del centrodestra nelle elezioni politiche, che sono le più importanti, ci sono tutti”.

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