Mosca e Kiev si sono reciprocamente accusate di bombardamenti in diverse aree alla vigilia del Natale ortodosso

Non regge in Ucraina la tregua unilaterale di 36 ore ordinata dal presidente russo Vladimir Putin in occasione del Natale ortodosso, che si celebra il 7 gennaio. Mosca e Kiev si sono reciprocamente accusate di bombardamenti in diverse aree. E la vicepremier Ucraina, Iryna Vereshchuk, ha chiesto ai cittadini di tenersi lontano dai luoghi affollati e di non partecipare a funzioni religiose dicendo che “i russi per il Natale ortodosso stanno preparando attacchi terroristici nelle chiese nei territori temporaneamente occupati”.

A lanciare accuse di violazione della tregua unilaterale, che Kiev non aveva mai accettato, è stata per prima Mosca. Il ministero della Difesa russo, per bocca del suo portavoce Igor Konashenkov, ha accusato le forze di Kiev di diversi attacchi nelle regioni di Donetsk, Luhansk e Zaporizhzhia, e ha dichiarato che le sue forze hanno risposto al fuoco. Inoltre i filorussi hanno riferito del ferimento di 3 civili in un bombardamento delle forze ucraine nella città di Aleshki, situata a pochi chilometri da Kherson. Intanto in Ucraina l’allarme anti-aereo è scattato poco dopo il presunto inizio della tregua a Kiev e in altre zone del Paese. L’ufficio di presidenza, per bocca del suo vice capo Kyrylo Tymoshenko, ha accusato la Russia di aver attaccato due volte con razzi la città di Kramatorsk. E il governatore della regione di Kherson ha riferito di un attacco a una stazione dei pompieri nella città principale, Kherson appunto, liberata a novembre dalle forze ucraine, che avrebbe causato la morte di un soccorritore e il ferimento i altre 4 persone. La tregua è stata annunciata unilateralmente da Putin giovedì, con inizio previsto a mezzogiorno ora di Mosca del 6 gennaio e fine prevista a mezzanotte di sabato. Annuncio giunto dopo qualche ora che il Patriarca Kirill, capo della Chiesa ortodossa russa, aveva proposto un cessate il fuoco per le festività natalizie ortodosse di questo fine settimana. La mossa è stata respinta da Kiev, con il presidente Volodymyr Zelensky che l’ha bollata come una pausa nei combattimenti “per continuare la guerra con rinnovato vigore“. Alla vigilia del Natale ortodosso, l’augurio espresso da Zelensky nel suo messaggio alle famiglie ucraine è stato “che l’armonia arrivi in ogni famiglia, la prosperità in ogni casa, la vittoria nella terra Ucraina, e con essa pace e prosperità millenarie”.

La Chiesa ortodossa russa, la più grande delle Chiese ortodosse orientali, celebra il giorno di Natale il 7 gennaio, seguendo il calendario giuliano. La situazione è più complessa in Ucraina, dove entrambi i giorni sono festivi, visto che alcuni festeggiano il 25 dicembre secondo il calendario gregoriano utilizzato dalla maggior parte delle chiese, e altri appunto il 7 gennaio. Il cristianesimo ortodosso in Ucraina è suddiviso in due branche facenti capo a due chiese diverse: da una parte la ‘Chiesa ortodossa dell’Ucraina’ (OCU), che non è allineata con la Chiesa russa, e dall’altra la cosiddetta ‘Chiesa ortodossa Ucraina del Patriarcato di Mosca’ (UOC), che dopo essere rimasta fedele al patriarca di Mosca dal XVII secolo ha dichiarato l’indipendenza dal patriarcato di Mosca a seguito dell’invasione dell’Ucraina, ma secondo Kiev ha mantenuto stretti legami con Mosca. Proprio oggi il governo ucraino ha annunciato di avere riportato sotto il proprio controllo la Cattedrale della Dormizione e la chiesa del refettorio del Monastero delle grotte di Kiev, che finora era il quartier generale della Chiesa ortodossa Ucraina del Patriarcato di Mosca, permettendo alla branca ortodossa rivale di usarla per le funzioni natalizie del 7 gennaio. 

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