Intervista a Carlo De Benedetti: "John Elkann un pavido. Gianni Agnelli? Non è mai stato un imprenditore, non ha mai voluto dirigere l'azienda"

Dalle grandi trasformazioni degli Anni ’80 alla crisi degli ultimi anni. Giovanna Boursier, nella sua inchiesta andata in onda a ‘100 minuti’ su La7, ha ricostruito la storia dell’ormai ex Fiat, oggi Stellantis, eredità della famiglia Agnelli, raccontando l’arrivo di John Elkann ma anche l’avvento di Sergio Marchionne.

C’è il ritratto intimo di Giovanni Agnelli e John Elkann che l’Ing. Carlo De Benedetti – amministratore delegato della Fiat per meno di quattro mesi nel 1976 – ha concesso a Giovanna Boursier. “La prima volta che ho incrociato Gianni Agnelli era in compagnia di Anita Ekberg e mi prese in giro”,  racconta De Benedetti che poi racconta altri aspetti dell’avvocato: “Non è mai stato un imprenditore, non ha mai voluto dirigere la Fiat, se non come rappresentanza”, racconta De Benedetti. “Lui mi disse prendendosi un po’ in giro mi disse: ‘se mi avessero dato da gestire un’edicola sarei stato capace di farla fallire'”.  

Dure le parole su John Elkann. “È un pavido”, dice Carlo De Benedetti parlando dell’acquisizione della maggioranza del gruppo Gedi da parte proprio del presidente di Stellantis. “Ha distrutto Repubblica – ha spiegato – l’ha comprata perché ha avuto paura che la comprasse Montezemolo”. 

 

Bianca Carretto, storica giornalista del Corriere della Sera, ha svelato invece alcune confidenze fatte dall’ex Amministratore delegato di FCA e Ferrari, Sergio Marchionne. “Avevo un rapporto di grandissima amicizia. Quando è arrivato la Fiat era in una condizione orribile”, ha spiegato Carretto. “Non avrebbe mai fatto l’alleanza con Peugeot. A queste condizioni non è stata un’alleanza, è stata una vendita”, ha aggiunto. “Lui la Fiat non l’avrebbe mai venduta. Mi diceva: ‘devo resistere fino a marzo 2019 perché poi faremo i conti’. Lui era stato licenziato da Elkann”. 

“Cosa mi diceva di John Elkann? Ai primi tempi mi diceva che era un bravo ragazzo”, ha detto ancora. “Avrebbe avuto bisogno del sostegno di Marchionne. Doveva trovarsi un amministratore delegato che gli lasciasse fare esattamente quello che voleva. Chiudere tutto quello e vendere per portarsi via i soldi. L’amore per l’Italia non ce l’ha e non ce l’ha mai avuto, per l’industria automobilista italiana che oggi non esiste più”.

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