La lettera del ceo della società alla premier: "Desiderosi di trovare soluzione amichevole"

ArcelorMittal apre alla permanenza come socio di minoranza in Acciaierie d’Italia all’interno di una lettera inviata alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni per riaprire il dialogo sullo stabilimento ex Ilva di Taranto. “Siamo disponibili a rimanere come partner strategico di minoranza che fornisca esperienza tecnica e industriale per la joint venture con Invitalia mentre il governo decide una soluzione permanente per questo asset strategico di interesse nazionale”, scrive Aditya Mittal, ceo della società indiana. “A tal riguardo – aggiunge – desidero confermare ufficialmente la nostra posizione: accettiamo di essere diluiti al rango di azionisti di minoranza (e perdere il controllo congiunto e qualunque potere di veto o casting vote) attraverso la conversione dei finanziamenti soci e un’iniezione di capitale da parte di Invitalia e, ciononostante, al fine di eliminare ex ante qualunque preoccupazione in materia di aiuti di stato, AM è altresì disponibile a contribuire in Adih esattamente un terzo del contributo pubblico finalizzato all’acquisto dei rami. Inoltre, confermo che siamo disponibili a vendere la nostra partecipazione azionaria a un investitore che il governo dovesse indicare a un prezzo almeno pari a tale nostro ultimo contributo”. Inoltre, si legge ancora, “nonostante la differenza nelle nostre posizioni, ArcelorMittal è desiderosa di trovare una soluzione amichevole per proteggere l’attività di AdI e preservare gli investimenti che abbiamo effettuato nello stabilimento ex-llva dal 2018″.

“Azioni unilaterali indesiderabili e superflue”

“Confidiamo che questa lettera – rimarca – convinca il suo Governo che azioni unilaterali ed estreme sono sia indesiderabili sia superflue alla luce della proposta concreta e specifica che abbiamo presentato, e restiamo in attesa di essere contattati dal Suo ufficio o dai Suoi rappresentanti sui prossimi passi. Rimango personalmente disponibile a incontrarla quando le sarà possibile per finalizzare le nostre interlocuzioni”. Il ceo in un altro passaggio della lettera evidenziava che “la parte pubblica sembra aver optato per un approccio unilaterale, basato su un’ulteriore modifica ad hoc del regime di amministrazione straordinaria rispetto ad una soluzione negoziata”. Si tratta di una “iniziativa estrema che non sosteniamo in quanto destinata a produrre ripercussioni assai gravi – osserva il ceo – per tutte le parti e stakeholder coinvolti”. La società scrive ancora: “Comprendiamo che il Governo preferisce porre fine alla partnership con noi e selezionare un partner diverso con cui programmare il futuro di ADI nonostante noi abbiamo aiutato Adi, nonostante noi abbiamo aiutato Adi a completare in modo pieno e tempestivo il suo piano ambientale e a realizzare 2 miliardi di euro di investimenti e sostenuto la sua attività durante il difficile periodo del Covid”. E rimarca: “Abbiamo preso comunque atto della decisione del governo e quindi al fine di assicurare un clean break abbiamo offerto di cedere la nostra intera partecipazione a Invitalia per un prezzo che riflette solo una frazione del nostro investimento per cassa. Sebbene Invitalia l’abbia rifiutata, tale offerta rimane sul tavolo nel caso in cui il governo desiderasse riconsiderarla”.

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