La lettera a firma della presidente Lagarde: "No all'utilizzo per risanare il bilancio"

La Banca Centrale Europea contro la tassa sugli extraprofitti delle banche varata dal governo italiano. In una lettera a firma della presidente Christine Lagarde, l’istituto centrale di Francoforte ha scritto che “l’imposta straordinaria potrebbe rendere più costosa l’attrazione di nuovo capitale azionario e di finanziamenti all’ingrosso per le banche, in quanto gli investitori nazionali ed esteri potrebbero avere meno propensione a investire negli istituti di credito italiani che hanno una prospettiva più incerta“, aggiungendo: “Inoltre, l’introduzione indebita di un’imposta retroattiva ad hoc aumenta l’incertezza politica riguardo al quadro fiscale, danneggiando la fiducia degli investitori e incidendo potenzialmente anche sul costo del finanziamento per le società non finanziarie. Inoltre, la natura retroattiva può alimentare la percezione di un quadro fiscale incerto e dar luogo a vasti contenziosi, creando problemi di incertezza giuridica”.

No a utilizzo tassa per risanare il bilancio

Nella lettera si legge ancora: “Il Decreto Legge prevede che l’imposta straordinaria abbia carattere una tantum. A questo proposito, la Bce ha precedentemente raccomandato che sia necessaria una chiara separazione tra la natura straordinaria dei proventi e delle risorse di bilancio generali di un governo per evitare che vengano utilizzati per finalità generali di risanamento del bilancio“.

Rischio per enti più piccoli

A rischiare in conseguenza della tassa sugli extraprofitti, precisa la Bce, sarebbero le banche di dimensioni più piccole: “La Bce ritiene che l’imposta straordinaria si applicherebbe, in pratica, sia agli enti creditizi significativi vigilati direttamente dalla Bce sia agli enti creditizi meno significativi vigilati direttamente dalle autorità nazionali competenti sotto la supervisione della Bce nel quadro del Meccanismo di Vigilanza Unico. Sul punto la Bce sottolinea che l’imposta straordinaria colpirà in particolare gli istituti meno significativi, che tendono a concentrarsi maggiormente sull’attività creditizia, mentre le istituzioni significative tendono ad avere una quota maggiore di reddito basato sulle commissioni”.

Italia non ha chiarito la ratio della norma

La Banca Centrale Europea, infine, ha chiesto all’Italia anche chiarimenti sulle motivazioni della norma. Il decreto, ha scritto, “non è accompagnato da alcuna nota illustrativa che ne illustri la ratio. Inoltre, la documentazione tecnica presentata al Senato italiano sul decreto legge contiene una sintesi delle principali disposizioni legislative ma nessuna spiegazione della ratio alla base del decreto legge”.

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