Secondo un intervistato su due nel Chief Economists Outlook, la contrazione dell'economia è "estremamente probabile"

Secondo un economista su due al World Economic Forum di Davos, è probabile che l’economia mondiale entri in una fase di recessione nel 2023. Sono i risultati del Chief Economists Outlook del forum, che si è concentrato su alcuni dei probabili venti contrari che le imprese dovranno affrontare nel 2023. “Le prospettive di crescita globale rimangono anemiche e il rischio di recessione globale è elevato”, rileva il documento. Quasi un intervistato su cinque ora considera estremamente probabile una recessione globale nel 2023, più del doppio rispetto al precedente sondaggio del settembre 2022. La contrazione dell’economia è infatti “estremamente probabile” per il 18% degli esperti, “probabile” per il 45%. 

“L’economia globale rallenterà considerevolmente nel 2023 con una recessione da moderata a profonda in Europa, una recessione o un rallentamento modesto negli Stati Uniti e una crescita storicamente lenta in Cina. L’inflazione in Nord America diminuirà rapidamente. L’inflazione calerà in Europa, ma a un ritmo più lento. È probabile che i mercati del lavoro rimangano tesi anche se le economie rallentano. Questo fenomeno sarà guidato da dati demografici, Covid-19 persistente, minore partecipazione alla forza lavoro e migrazione molto ridotta. Le tendenze geopolitiche rimarranno incerte, costringendo così le aziende a concentrarsi maggiormente sulla resilienza e sulla ridondanza della supply chain”, sottolinea Ira Kalish, chief global economist di Deloitte. Quanto segnalato è confermato dalle previsioni del Fondo monetario internazionale secondo cui circa un terzo dell’economia globale entrerà in recessione nel 2022 o 2023. Il Fondo monetario internazionale ha inoltre ridotto le sue previsioni del Pil mondiale per l’anno al 2,7%

Tuttavia, stando a quanto emerge dal report, sembra esserci ancora spazio per l’ottimismo. I principali economisti intervistati si aspettavano che “gli esiti degli ultimi shock sarebbero stati peggiori, l’imminente recessione sarebbe stata relativamente di breve durata e l’attuale resilienza avrebbe costituito una pietra angolare della futura ripresa”. Le imprese si trovano ad affrontare una “tripla sfida” all’inizio del 2023, secondo il rapporto: prezzi elevati dei fattori di produzione chiave, insieme all’inasprimento della politica monetaria e all’indebolimento della domanda. Quasi tutti gli economisti intervistati (nove su 10) prevedono che la domanda debole eserciterà un “significativo freno all’attività economica quest’anno”, mentre l’87% si aspetta lo stesso da costi di finanziamento elevati e oltre il 60% si aspetta lo stesso da costi di produzione più elevati. Di questi, i prezzi dell’energia sono un fattore chiave, in particolare in Europa, dove minacciano la competitività dei produttori della regione. Inoltre, si corre il rischio di deviare le catene di approvvigionamento e le attività commerciali dalla regione. Una percentuale inferiore di intervistati (36%) ha affermato di aspettarsi che l’incertezza normativa e politica abbia un impatto sull’attività aziendale, mentre solo il 23% delle interruzioni della catena di approvvigionamento avranno un effetto significativo.

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