Le minute dell'ultima riunione di politica monetaria fanno presagire nuovi rialzi ma mettono in guardia sul possibile calo dell'attività economica nell'area euro

Arriveranno nuovi aumenti dei tassi di interesse da parte della Bce, ma l’area Euro va verso un calo dell’attività economica e non è esclusa l’ipotesi di una recessione prolungata e profonda: in quest’ultimo caso verrà frenata la crescita del costo del denaro. Sono i contenuti delle minute dell’ultima riunione di politica monetaria della Banca Centrale Europea, nella quale è stato deciso il secondo consecutivo rialzo dei tassi da 75 punti base

Nel dettaglio, si legge nel documento, l’aumento dello 0,75% è stato sostenuto “da un’ampia maggioranza di membri” e giudicato “una risposta adeguata in considerazione del periodo prolungato di inflazione eccessivamente elevata e del rischio che ciò possa aggiungersi alle pressioni sui prezzi a medio termine”. La stretta, ha comunque precisato il consiglio direttivo di Francoforte, non muta ancora l’orientamento della politica monetaria, che resta “accomodante“, ma costituisce “un passo necessario verso un livello più neutrale“.

Nell’incontro dei policymaker è dunque “risultato chiaro che i tassi avrebbero dovuto essere ulteriormente aumentati per raggiungere un livello tale da soddisfare l’obiettivo” dell’inflazione al 2% nel medio termine, anche se la Bce ha ribadito che d’ora in poi affronterà il tema con un approccio “riunione per riunione e dipendente dai dati“. 

I dati, appunto. Come quelli relativi alla crescita economica nell’area Euro. “Per i prossimi due trimestri, l’attuale valutazione indica un calo dell’attività economica“, scrivono le minute: “Tuttavia, è molto diverso da uno scenario in cui l’area dell’euro entra in un periodo prolungato di crescita negativa”. Anche se l’Eurozona entrasse in uno scenario di recessione lieve, ha concluso l’istituto diretto da Christine Lagarde, “il Consiglio direttivo dovrebbe continuare a normalizzare e inasprire la politica monetaria, mentre potrebbe decidere di sospendere se si verificasse una recessione prolungata e profonda, che potrebbe frenare l’inflazione in misura maggiore“. 

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