Per gli industriali la legge di bilancio, se non può definirsi da buttare, è sicuramente molto lontana dalle aspettative

Coraggiosa e utile al Paese. Sono questi i due aggettivi con cui il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha descritto la manovra davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Ma Confindustria non sembra essere dello stesso avviso e rinnova le critiche su molti dei punti al centro del dibattito parlamentare, in una lunga audizione del presidente Carlo Bonomi che ha seguito quelle dei sindacati, fermi nei rispettivi giudizi – negativo per Cgil e Uil, “articolato” tra nodi, criticità e aspetti positivi per la Cisl – sulla finanziaria targata Meloni.

Per gli industriali la legge di bilancio, se non può definirsi da buttare, è sicuramente molto lontana dalle aspettative, a partire dalle misure sul cuneo fiscale. La proroga del taglio al 2% deciso governo Draghi (che il governo ha portato al 3% in alcuni casi) è “deludente”, quello al 3% sui redditi sotto i 20mila euro “risibile”. Quello che serviva e non è stato fatto era “un taglio del cuneo di almeno 4 punti”, ha detto Bonomi, sottolineando che oggi con l’inflazione che viaggia a doppia cifra e la bolletta energetica alle stelle, “sarebbe la via migliore per mettere subito nelle tasche dei lavoratori molto più reddito disponibile di quanto non avvenga con la logica dei micro-tagli e dei micro-sussidi su bollette, carburante e affitti”. Male anche le misure sulle flat tax, che per Confindustria “minano il principio di progressività delle imposte” e soprattutto “creano sperequazioni tra lavoro autonomo e subordinato”. Secondo le stime di viale dell’Astronomia infatti “l’ampliamento del regime forfetario ai redditi fino a 85mila euro” porterà ad un abbattimento d’imposta “di circa il 50% per i contribuenti interessati”. Peraltro, la manovra “finisce per accentuare la discriminazione, in termini di trattamento impositivo, tra le diverse categorie reddituali”, ha spiegato ancora. Analoghi rilievi sono arrivati sul “carattere disorganico” delle misure previste nel Ddl relative all’esperimento di una flat tax incrementale per i soggetti che non rientrano nel regime forfettario. “Complessivamente, le due flat tax – ha affermato Bonomi – drenano risorse pubbliche per poco meno di 1,2 miliardi nel 2024”.

Note di demerito anche sugli extraprofitti: la platea di 7mila imprese a cui si rivolge la norma “è del tutto eterogenea” e riguarda “numerosi sottosettori che non hanno alcuna analogia nel rapporto tra utili e costi di approvvigionamento”. Pollice verso sugli interventi sulle pensioni, che “allontanano di nuovo dall’obiettivo di mettere in sicurezza la spesa previdenziale italiana, senza arrecare alcuna utilità in termini di ricambio generazionale e accesso dei giovani al mercato del lavoro”. Perplessità, infine, sull’approccio al tema dell’occupabilità e sul dietrofront sui pagamenti elettronici su cui – ha chiosato Bonomi – Confindustria si augura “si tratti di una mera svista”. I 21 miliardi messi a terra contro il caro energia invece vanno bene, ma resta una profonda incertezza su “ciò che accadrà dopo il primo semestre 2023”, quando scadranno le misure per l’energia. Ma, sul punto, Giorgetti ha rassicurato Confindustria: “A fine marzo, con la predisposizione del Programma di Stabilità 2023, il Governo rivaluterà la situazione e, se necessario, attuerà nuove misure di contrasto al caro energia”.

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