Alessandro Cinque racconta a LaPresse i rischi dei cambiamenti climatici sugli alpaca

Il suo reportage ‘Alpaqueros’ è stato premiato in una sezione regionale del World Press Photo ed è esposto da oggi fino al 4 giugno a palazzo delle Esposizioni a Roma con gli altri vincitori del concorso internazionale di fotogiornalismo. Alessandro Cinque, classe ’88, è un reporter che vive a Lima, Perù da dove segue progetti per National Geographic. “Nel 2021 ho iniziato il progetto Alpaqueros, sugli allevatori di alpaca, finanziatomi dal Pulitzer Center e da National Geographic che mi ha assegnato il lavoro – ha raccontato Alessandro Cinque a LaPresse -. Le famiglie di allevatori sono costrette a fare delle transumanze ad alta quota o a bassa quota, in base alla stagione, per far sì che questi animali non muoiano a causa del cambiamento climatico. In inverno, quando c’è più freddo, il pascolo si ghiaccia e gli allevatori sono costretti trasferirsi da 5 mila metri di altitudine ai 4500 dove il clima è meno rigido. In estate poi, quando il pascolo è stato mangiato e con le alte temperature viene a mancare l’acqua si vedono obbligati a tornare verso i 5500 metri. Queste persone mi hanno aperto casa, mi hanno dato la loro immagine e loro storia, con questo reportage e grazie a questo premio, gli sto restituendo una visibilità, è come aver rispettato un patto ‘ho fatto sì che la tua storia abbia visibilità fuori dal Perù’”.

Tra gli scatti in mostra, donne allevatrici peruviane che rischiano la vita per combattere il cambiamento climatico e mantenere vivo il commercio che sostiene le loro famiglie. “Volevo che fosse un reportage attuale, così ho cercato di vedere anche le soluzioni – ha continuato Cinque -. Ho contattato il governo peruviano che mi ha messo in contatto con il centro di ricerca del ministero dell’agricoltura, il Peru’s Quimsachata Research and Production Center, dove ho investigato su quali erano i lavori che stavano facendo per salvare gli alpaca dal cambiamento climatico. Ho scoperto che stavano creando un alpaca migliorato geneticamente per far fronte a questa situazione. I laboratori non sono come quelli americani, sono molti più rurali. Prendono i maschi e femmine con geni migliori poi attraverso un alpaca di legno finto fanno accoppiare l’esemplare maschio. L’ovulo migliore viene poi fecondato in vitro e impiantato in un alpaca femmina, senza particolari caratteristiche, utilizzata come madre surrogata. Con questo reportage per me era importante di parlare di una cosa che conoscono tutti come gli alpaca, ma in un’ottica reale”.

Dopo aver viaggiato tra Italia e Perù dal 2017, Alessandro Cinque si trasferisce da Firenze a Lima nel 2019. “Mi sono recato per un viaggio personale in Perù. Una signora incontrata per caso, mi ha raccontato la situazione provocata dalle miniere di concessione mineraria governativa a multinazionali sulle Ande – ha spiegato -. Per via dell’acqua contaminata dalle miniere la gente non può vivere nelle aree circostanti ed è costretta a migrare nei centri urbani. Voglio dare visibilità a come l’arrivo di multinazionali straniere in quei territori ha cambiato lo stato delle cose e far vedere com’è la coesistenza tra popolazioni indigene e multinazionali. Vivendo in Perù da 5 anni sono stanco della visione delle persone turistica ed esotica che hanno del Paese. Sento l’esigenza di porre in luce persone che hanno diversi tipi di problemi come anche quelli derivati dalle politiche neoliberali da dopo Fujimori ad oggi”.

Il suo progetto sulle miniere è tutt’ora in corso d’opera. “Sono appena tornato dalla Bolivia e tra un mese andrò in Equador, voglio andare in tutti i Paesi delle Ande – prosegue -. Lo sviluppo economico e una maggior cultura hanno fatto prendere coscienza ai figli del neoliberalismo che si rendono conto che sulle Ande e nelle aree rurali manca completamente lo Stato, mancano le garanzie di base alle persone, come gli ospedali. Lima è cresciuta del doppio negli ultimi 30 anni, ad oggi conta 10,5/11 milioni di persone secondo l’ultimo censimento, molte delle quali vivono, senza acqua e luce, in zone di invasione di terreni statali che di fatto occupano, attraverso trafficanti di terreno. Preferiscono queste condizioni di vita che vivere sulle Ande e in questo modo si stanno perdendo le tradizioni, come il rito del Pacha Mama, perchè i giovani non sanno farlo”. 

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