L'Ong critica le nuove ordinanze dell'Enac che dispongono "l'interdizione dei velivoli e delle imbarcazioni delle Organizzazioni non governative nel Mediterraneo centrale"

Sos Humanity critica le nuove ordinanze dell’Enac (l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile) che dispongono “l’interdizione all’operatività dei velivoli e delle imbarcazioni Ong sullo scenario del Mediterraneo centrale”. “Promulgando e attuando queste nuove ordinanze, il governo italiano contribuisce ancora una volta attivamente alle morti nel Mediterraneo e alle evidenti violazioni legali in mare”, ha detto a LaPresse la Ong tedesca.

“Queste nuove ordinanze fanno parte della strategia del governo italiano di ostacolare sistematicamente le operazioni di ricerca e salvataggio non governative attraverso impedimenti amministrativi, questa volta prendendo di mira gli aerei delle Ong. Qualsiasi tentativo di ostacolare le operazioni di ricerca e soccorso attraverso le norme e le leggi italiane è illegittimo. Il quadro giuridico per le operazioni di salvataggio in mare è il diritto marittimo internazionale, al quale le navi e gli aerei delle Ong si attengono sempre”, ha affermato Sos Humanity, evidenziando che “gli aerei da ricognizione svolgono un ruolo centrale nel salvataggio di vite umane in mare, poiché rilevano i casi di emergenza dall’alto e trasmettono le coordinate a tutte le autorità competenti e alle navi come la nave di salvataggio Humanity 1 di Sos Humanity”.

“Inoltre sono anche testimoni diretti di come gli stati membri dell’Ue, Italia e Malta, così come Frontex, stiano violando il diritto internazionale non condividendo informazioni sui casi di pericolo con le navi vicine. Invece, questi attori collaborano con le autorità libiche e la cosiddetta Guardia costiera libica, che non stanno conducendo operazioni di ricerca e salvataggio, ma piuttosto respingimenti illegali in Libia”. Secondo Sos Humanity “promulgando e attuando queste nuove ordinanze, il governo italiano contribuisce ancora una volta attivamente alle morti nel Mediterraneo e alle evidenti violazioni legali in mare. Questa strategia è fatale, soprattutto se si considera l’attuale elevato numero di vittime: nel 2024, almeno 567 persone in movimento hanno perso la vita nel Mediterraneo centrale, in media 4,5 persone al giorno”. “Per porre fine a tutte queste morti sono fondamentali sufficienti capacità di ricerca e salvataggio. Chiediamo quindi al governo italiano di porre immediatamente fine all’ostruzione delle Ong di ricerca e salvataggio, di rispettare il diritto internazionale applicabile e infine di impegnarsi in un programma europeo di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo guidato dallo Stato”, ha concluso la ong.

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