Perquisita la base del super latitante intestata al suo alias: all'interno beni di lusso ma niente armi. Indagato il medico della clinica di Palermo. Nordio firma il 41-bis

È stato trovato e perquisito il covo di Matteo Messina Denaro, il boss arrestato ieri dopo 30 anni di latitanza. È a Campobello di Mazara, in provincia di Trapani. Secondo quanto si apprende si troverebbe in una strada tra il Bar San Vito e un negozio di articoli per la casa. Intanto risulta indagato il medico che lo aveva in cura alla clinica La Maddalena: “Non sapevo nulla, per me era il signor Bonafede” ha dichiarato. Indagato anche Andrea Bonafede. Secondo quanto apprende LaPresse Matteo Messina Denaro dopo essere stato arrestato ieri è stato portato nel carcere di massima sicurezza de L’Aquila. Nella città viste le sue condizioni di salute c’è un buon reparto di medicina oncologica. Non esclude che possa essere a breve trasferito e che sia la collocazione definitiva.

“Matteo Messina Denaro abitava qui da almeno sei mesi”, ha detto il comandante provinciale dei carabinieri di Trapani Fabio Bottino parlando dell’appartamento – “ben ristrutturato” – in cui viveva il boss in queste ore oggetto di perquisizioni e accertamenti nel Trapanese. I carabinieri sono al lavoro per rilevare eventuali nascondigli. “Un lavoro per il quale occorreranno giorni”.

Campobello di Mazara è il paese del trapanese dove risiedeva anche il suo autista Giovanni Luppino, catturato ieri con il superlatitante fuori dalla clinica La Maddalena di Palermo. Il nascondiglio è in via Cb 31, nel centro del paese, la perquisizione è andata avanti per tutta la notte, coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Guido, che da anni indaga sull’ex latitante di Cosa nostra. L’edificio è stato setacciato con l’ausilio delle unità cinofile. Sul posto anche gli specialisti del Ris. 

 

Nel covo di Messina denaro e beni di lusso

Non ci sono armi ma Viagra e preservativi, scarpe e orologi di lusso, un televisore di ultima generazione e vestiti griffati. Questi gli oggetti ritrovati secondo quanto si apprende nell’appartamento di via CB31.

Due telefoni cellulari e un rubrica bordeaux dove annotava appuntamenti. Sono questi gli oggetti che sono stati trovati addosso al boss Matteo Messina Denaro, arrestato ieri dopo 30 anni di latitanza.

Il covo intestato ad Andrea Bonafede

Risulta intestato ad Andrea Bonafede il covo dove si nascondeva Matteo Messina Denaro. Il prestanome, indagato per associazione mafiosa e favoreggiamento aggravato, sta parlando con i magistrati della Dda: dopo aver detto ai pm che lo hanno sentito, di conoscere da una vita Matteo Messina Denaro, ha ammesso di aver comprato il covo di Campobello di Mazara con i soldi del super boss. 

I ‘vicini di casa’ di Messina Denaro

“E’ da ore che la strada è piena di giornalisti, curiosi oltre che ovviamente di agenti delle forze dell’ordine. Abbiamo scoperto così che qui viveva Matteo Messina Denaro“. Lo racconta a LaPresse la commessa di un negozio in Vittorio Emanuele II, a Campobello di Mazara, nel Trapanese, vicino a via Cb31 dove si trova il covo del boss arrestato ieri. “Siamo scioccati, non sapevamo nulla, non lo abbiamo mai visto nel quartiere”. 

La strada dove è stato trovato il covo di Matteo Messina Denaro “è una strada trafficata, c’è molto via vai”. Lo racconta a LaPresse una ragazza che gestisce la palestra sulla stessa via, a Campobello di Mazara, nel Trapanese, vicino a via Cb31. “Siamo rimasti sorpresi, non si è mai fatto notare eppure la porta della palestra è sempre aperta e c’è sempre un sacco di gente”, ha spiegato.

Il medico che lo operò

Il chirurgo che operò Matteo Messina Denaro in un ospedale pubblico ha riferito a LaPresse che non sapeva chi fosse, e che pensava si trattasse semplicemente di Andrea Bonafede (l’alias usato dal boss super latitante arrestato il 16 gennaio 2023). 

 

L’arresto del super boss

Matteo Messina Denaro è stato arrestato ieri, 16 gennaio, giorno che la premier Giorgia Meloni ha proposto che diventi simbolo della lotta alle mafie. Addosso aveva un orologio di lusso da 35mila euro e abiti costosi, secondo quanto riferito dalle forze dell’ordine in conferenza stampa. E’ stato trovato “in buone condizioni”, compatibili con la sua età e la malattia per la quale si sta curando. La malattia è “democratica”, si è detto ancora in conferenza stampa: l’arresto è infatti avvenuto setacciando tutte le persone in Italia con lo stesso tipo di tumore di Messina Denaro, scandagliando le identità trovate. Messina Denaro si curava infatti sotto il falso nome di Andrea Bonafede. 

In carcere la prima cartella clinica

Prima giornata in carcere e prima cartella clinica per il boss Matteo Messina Denaro, trasferito ieri sera in Abruzzo, al carcere dell’Aquila. Come spiega a LaPresse il garante dei detenuti per l’Abruzzo, Gianmarco Cifaldi, “la macchina si è mossa in modo repentino” per l’assistenza sanitaria al boss latitante per 30 anni. Messina Denaro viveva nascosto e sotto falso nome. La prenotazione per il trattamento in clinica a Palermo era registrata a nome di Andrea Bonafede e la cartella clinica era quindi riferita a quest’ultimo. Si tratta di un documento individuale che raccoglie le informazioni personali, anagrafiche e cliniche significative relative a un paziente e a singoli episodi di ricovero, necessarie a rilevare un percorso diagnostico-terapeutico e determinare le giuste cure da somministrare. “Stamattina è stato fatto un consulto con medici specialistici per seguire la posologia terapeutica – ha aggiunto Cifaldi spiegando che per la cartella clinica, “non avendo uno storico del detenuto sanitario, non avendola il medico di base e quello che lo stava seguendo, non ce l’hanno il medico della Asl e del carcere: dobbiamo quindi ricostruirla sia con l’anamnesi sia con gli accertamenti che stanno facendo da questa mattina”.

“Per quanto riguarda Messina abbiamo un trattamento regolare così come per ogni ristretto e in particolar modo per uno affetto da patologia tumorale, come quella del Colon, abbastanza aggressiva”, ha aggiunto. Nel carcere aquilano c’è anche un altro detenuto al 41 bis seguito per un tumore alla prostata.

Avvocato difensore è la nipote

 “Non ho ancora ricevuto la nomina ufficiale, sono in attesa delle notifiche”. Lo dice a LaPresse la nipote di Matteo Messina Denaro, Lorenza Guttadauro, nipote anche del capomafia palermitano Giuseppe Guttadauro che è stata appena nominata avvocato del boss, arrestato ieri dopo 30 anni di latitanza. “Ha sempre avuto legali d’ufficio, non mi aspettavo di essere nominata“.

Non è ancora stata fissata la data dell’interrogatorio di garanzia” per Messina Denaro e riguardo all’oggetto della nomina l’avvocato Guttaduro sostiene “di non essere al corrente se la nomina riguarda anche il processo di dopodomani”. Il 19 gennaio infatti è prevista l’udienza nell’aula bunker di Caltanissetta che vede imputato Messina Denaro per le stragi mafiose del ’92. “Sono in attesa delle notifiche”, ha ribadito. Lorenza Guttadauro è la moglie di Girolamo Bellomo, arrestato nell’operazione Eden 2 e condannato a 10 anni in Appello. Da Palermo gestiva direttamente il traffico di droga, imponeva le ditte edili e pianificava le estorsioni per controllare il territorio. Lorenza è anche la figlia di Filippo Guttadauro, cognato del boss per aver spostato Rosalia Messina Denaro. Il padre fu arrestato nel 1994 e condannato per associazione mafiosa e nel 2006 e condannato in Appello a 14. Il suo pseudonimo nei pizzini tra Matteo Messina Denaro e Bernardo Provenzano era ‘121’.

Ministro Nordio firma 41-bis

Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha firmato questa mattina il 41bis per Matteo Messina Denaro. È quanto si apprende da fonti di via Arenula.

Messina Denaro sarà curato in carcere

Le terapie per il tumore al colon, malattia da cui è affetto Matteo Messina Denaro, saranno tutte eseguite nel carcere di Preturo dell’Aquila dal personale medico del reparto di oncologia dell’ospedale San Salvatore. “Si sta provvedendo perchè possa essere seguito con attenzione in una stanza adibita per questa necessità”. Lo ha detto a LaPresse Gianmarco Cifaldi, garante dei detenuti per l’Abruzzo.

Mauro Palma, garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, ha assicurato: non c’è rischio che Messina Denaro lasci il carcere per motivi sanitari. “Secondo l’articolo 147 del codice penale – spiega il garante, contattato da LaPresse – se un malato terminale non è più in grado di comprendere il senso della pena può essere mandato a casa, ma questo avviene nelle ultimissime ore di vita. E non è il caso di Messina Denaro”. L’ex latitante, ha spiegato Palma, “avrà l’accesso a tutte le cure come succede per ogni detenuto nelle sue condizioni. Se ci sarà bisogno di un day hospital sarà scortato, mentre se le cure potranno essere fatte ‘in house’ saranno effettuate nell’istituto. Quel che è certo è che la continuità terapeutica delle cure è la priorità assoluta, il primo principio, ma tutto viene fatto garantendo la massima sicurezza”. Ha poi aggiunto: “Verrà riorganizzata quanto prima la terapia che ieri non ha potuto effettuare. Si tratterà di capire solo se la potrà fare in carcere o meno. Tra gli istituti penitenziari con reparto 41 bis ce ne sono alcuni, come Parma e Milano, dotati di Sai, il Servizio di assistenza intensiva. Ma non sono servizi per assistenza di tipo oncologico”. 

Secondo quanto apprende LaPresse da fonti di sanità penitenziaria, non ci sono carceri in Italia in cui è possibile eseguire cure o prestazioni oncologiche in day hospital all’interno. Ci sono però cinque città con ospedali dotati di reparti di medicina penitenziaria a sorveglianza rafforzata e in alcuni casi posti letto dedicati al 41 bis. Le città in questione sono Milano, con il reparto 41-bis dell’ospedale San Paolo anche fisicamente separato dal reparto ordinario di medicina penitenziaria, Roma all’ospedale Pertini, Napoli, Catania e Viterbo: quest’ultimo è però orientato in senso infettivologico e spesso trasferisce altrove pazienti-detenuti con patologie di altra natura come quelle tumorali. Lo stato di salute di Messina Denaro sarà uno dei fattori che magistrati e amministrazione penitenziaria terranno in considerazione nel prendere le future decisioni e gli avvocati per depositare istanze. 

Il sindaco di Campobello di Mazara: “Non pensavamo fosse qui”

“Siamo orgogliosi per l’operazione, non posso che essere rattristato del fatto che Matteo Messina Denaro si trovava nella nostra città e che il prestanome fosse di Campobello di Mazara. Sono fatti incresciosi. Non c’era collusione con la nostra città, se non per qualche sparuto numero di cittadini”. Così Giuseppe Castiglione, sindaco di Campobello di Mazara, intervenendo in diretta a SkyTg24.

“Pensare che vivesse proprio qui era pensabile ma nessuno poteva immaginare che si trovasse in mezzo a noi – prosegue – se lui ha trovato riparo qui, così come tutti gli altri, vuol dire che aveva degli appoggi”, conclude Castiglione.

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