Ai bianconeri la semifinale di andata: Chiesa e Vlahovic piegano i biancocelesti

Nel momento più difficile della stagione, la Vecchia Signora tira fuori l’abito da sera e vede più vicina la finale di Coppa Italia, unico obiettivo rimasto in una annata che si è complicata tremendamente nei primi mesi del 2024. Chiesa e Vlahovic, gli uomini in rosa chiamati a fare la differenza, si fanno trovare pronti e con un gol a testa nel primo round della semifinale piegano la Lazio, che all’Allianz Stadium non riesce a ripetere la prestazione volenterosa e ordinata del weekend. Merito di una Juve più cattiva e determinata, che dopo un primo tempo grigio si è affidata ai suoi giocatori più talentuosi per ritrovare una vittoria che mancava dal 25 febbraio, giorno del rocambolesco 3-2 al Frosinone.

Se i due ex giocatori della Fiorentina hanno approfittato senza pietà delle amnesie dei biancocelesti, dietro Danilo e compagni hanno ritrovato l’antica solidità difensiva che è stato uno dei segreti della prima parte di stagione. Per la Lazio di Tudor, che ha abbinato ad errori da matita rossa in difesa un’inattesa sterilità offensiva, è un passo indietro evidente e che pesa nella corsa verso la finale: rimontare il 2-0 nella partita di ritorno sarà impresa ardua.

Con il rientro di Vlahovic dalla squalifica Allegri torna al passato, al collaudato 3-5-2, mandando immediatamente in soffitta l’esperimento poco fruttuoso del 4-3-3. Accanto al serbo, uomo di riferimento a tutto tondo della manovra bianconera, svaria libero da compiti difensivi Chiesa. Dalla parte opposta Tudor si riaffida alla vecchia guardia, da Immobile a Luis Alberto. La diga in mezzo al campo a protezione della difesa è composta invece da Vecino e Guendouzi.

La Juve, desiderosa di vendicare la sconfitta pre-Pasqua, preme da subito e si guadagna anche un rigore per un calcione ingenuo di Vecino su Cambiaso, ma l’arbitro – richiamato dal Varcancella il penalty per una precedente posizione di fuorigioco dello stesso Cambiaso. La Lazio perde presto per infortunio Zaccagni, ma in generale la Juve rispetto a tre giorni fa è meno sorpresa dall’aggressività e dal pressing degli uomini di Tudor e di fatto rischia poco o nulla (a parte una traversa di testa di Luis Alberto, con Perin comunque sulla traiettoria del pallone).

La squadra di Allegri, complice la poca serenità del periodo e l’importanza della posta in palio, fatica comunque a creare pericoli dalle parti di Mandas, che si sporca i guantoni appena prima dell’intervallo su un tentativo in acrobazia ma centrale di Rabiot.

Lo stallo dopo un primo tempo di studio viene meno in avvio ripresa, quando uno svarione difensivo dei biancocelesti spiana la strada a Chiesa, che imbeccato da un lancio di Cambiaso non tradisce solo davanti al portiere.

Sopra di un gol la Juve si scrolla di dosso tutte le tensioni degli ultimi due mesi e mette alle corde una Lazio incapace di reagire e impotente di fronte all’ardore bianconero. Locatelli con una conclusione sporca da fuori sfiori il raddoppio, che arriva comunque al 19′ con Vlahovic, che punta Casale e trafigge Mandas con un sinistro all’angolino imprendibile.

La reazione degli ospiti non si vede neanche dopo i cambi di Tudor, viceversa è la Juve ad accarezzare il sogno del tris con Weah, stoppato dal portiere su invito di Yildiz. Il 3-0 che avrebbe chiuso definitivamente il discorso qualificazione non arriva, ma la Juve può finalmente far festa per una vittoria che sa di liberazione.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata