La presidente della Commissione von der Leyen: "Pace deve essere giusta"

Tiene ancora banco la polemica per le parole di Papa Francesco alla tv Svizzera sulla guerra in Ucraina sulle “negoziazioni” che Kiev dovrebbe fare per la pace nel Paese e sull’eventuale “bandiera bianca”. “La questione della pace si trova nelle mani di un solo uomo, Putin. Siamo a favore della pace, ma a una pace che sia giusta e che sia formulata secondo le condizioni della vittima di questa guerra” ha affermato il portavoce della Commissione europea Peter Stano nel briefing quotidiano con la stampa. 

Chi nega la pace e vuole spazzare via l’Ucraina è Putin, Putin deve deporre le armi” ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, come riporta Zeit, in occasione della conferenza stampa a Berlino per la presentazione del programma dell’Unione (Cdu-Csu) per le prossime Europee. “Nessuno desidera la pace più del popolo ucraino”, ma deve essere “una pace autentica e giusta, non può essere un’occupazione, non può essere un’oppressione”, ha detto von der Leyen. 

Anche la Germania critica le parole del Papa

Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, non condivide le dichiarazioni di Papa Franesco. Lo ha detto il portavoce del governo tedesco, Steffen Hebestreit, in conferenza stampa a Berlino, come riporta la Zdf. Il cancelliere “non è d’accordo con il Papa su questo tema”, ha detto Hebestreit, sottolineando che l’Ucraina si sta difendendo da un aggressore. Allo stesso tempo, è stato notato come il portavoce del Papa abbia cercato di chiarire le parole del Papa, ha aggiunto Hebestreit. 

Anche la ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, ha criticato le recenti dichiarazioni del Papa, affermando di “non capire” la posizione del Pontefice. “Non lo capisco”, ha detto Baerbock durante un suo intervento in un talk show dell’emittente tedesca Ard. “Credo che alcune cose si possano capire solo vedendole di persona”, ha continuato Baerbock, raccontando che quando parla con i bambini ucraini colpiti dalla guerra, si chiede: “Dov’è il Papa? Il Papa deve sapere queste cose”. Il governo tedesco cerca “ogni giorno di porre fine a questo terribile dramma e vediamo ogni giorno che si stanno escogitando cose ancora peggiori”. Rivolgendosi a coloro che chiedono la fine delle consegne di armi tedesche, la ministra degli Esteri ha spiegato che “se non dimostriamo forza adesso, non ci sarà pace”. “Dobbiamo stare al fianco dell’Ucraina e fare tutto il possibile per garantire che possa difendersi”, ha aggiunto Baerbock.

La reazione del Cremlino

Papa Francesco “si è espresso in favore dei negoziati” per porre fine alla guerra in Ucraina e “l’idea di cui parlava è abbastanza comprensibile”. Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, commentando in conferenza stampa le parole del Pontefice che, durante un’intervista alla radiotelevisione svizzera ha elogiato chi “ha il coraggio della bandiera bianca, di negoziare”. Lo riporta la Tass. “Sapete – ha proseguito Peskov – che anche” il presidente russo, Vladimir Putin, “ha ripetutamente parlato della nostra disponibilità e apertura a risolvere i nostri problemi attraverso i negoziati, e questa è la via preferita”. Purtroppo, ha aggiunto, “le dichiarazioni del Papa e quelle di altre parti, comprese le nostre, sono state recentemente accolte con un rifiuto assolutamente duro da parte del regime di Kiev”.

Kiev convoca nunzio apostolico

Il ministero degli Esteri ucraino ha convocato oggi il nunzio apostolico a Kiev, Visvaldas Kulbokas, a causa delle recenti parole di Papa Francesco sui media. È quanto si legge in una nota del ministero degli Esteri ucraino. “Visvaldas Kulbokas è stato informato che l’Ucraina è rimasta delusa dalle parole del Pontefice sulla ‘bandiera bianca’ e sulla necessità di ‘mostrare coraggio e negoziare’ con l’aggressore”, si legge nella nota. “Il ministero degli Affari esteri ha osservato che, invece di appelli che legalizzano il diritto dei forti e li incoraggiano a ignorare ulteriormente il diritto internazionale, il capo della Santa Sede avrebbe dovuto inviare segnali alla comunità internazionale sulla necessità di unire immediatamente le forze per assicurare la vittoria del bene sul male, oltre a fare appello all’aggressore, non alla vittima”.

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