Secondo giorno del viaggio apostolico a Budapest. L'abbraccio con i giovani e la visita di Hilarion

All’indomani della strage di bambini ucraini a Uman, dove un palazzo residenziale di 9 piani è stato centrato da missili russi causando la morte di 23 persone, tra le quali quella di 6 piccoli innocenti, Papa Francescoal suo secondo giorno del viaggio apostolico a Budapest – nella Chiesa di Santa Elisabetta d’Ungheria ha incontrato poveri e rifugiati, tra i quali alcuni provenienti proprio dalla vicina Ucraina. Dopo lo scoppio della guerra, iniziata con l’invasione da parte della Federazione russa il 24 febbraio del 2022 – molti di loro hanno trovato rifugio proprio in Ungheria: i Paesi, infatti, condividono solo un centinaio di chilometri di confine e questa stretta lingua di terra è la salvezza per le tante, troppe, persone in fuga dalle bombe. L’Ungheria ha lasciato aperta la porta e il Santo Padre ha voluto esprimere la sua gratitudine alla Chiesa magiara che ha accolto “con generosità ma pure con entusiasmo” chi fuggiva dall’orrore. Tra loro anche Oleg Yakovlev che questa mattina, insieme alla famiglia, ha portato dinnanzi a Papa Francesco la sua testimonianza e la sua gratitudine a nome dei rifugiati dell’Ucraina.

“Siamo molto grati a Vostra Santità per aver fatto sentire la sua voce per la pace e per essersi schierato a favore delle vittime della guerra – ha voluto sottolineare – e siamo anche grati per l’affetto dei fedeli cattolici e per le loro preghiere che non solo ci aiutano ma ci rafforzano”. Nel maggio 2022, a Dnipropetrovsk – Dnipro, nell’Ucraina orientale – e in altre città sono esplosi missili per tutta la notte e sono crollati molti edifici. “Quando la nostra famiglia si è trovata in pericolo, abbiamo deciso di trasferirci. Io e mia moglie Lyudmila abbiamo 5 figli, Daniel, Maria, Alexandra, Iliya ed Elizaveta, e per proteggere le loro vite abbiamo pensato di non avere altra scelta che partire”, ha spiegato. Ma dove andare? “Sapevo che se fossimo fuggiti, saremmo andati in Ungheria, anche se Budapest è molto lontana, più di 1.500 chilometri da Dnipropetrovsk”, racconta. Il viaggio è durato diversi giorni, “eravamo molto stanchi, potevamo portare con noi ben poco”. Arrivati in Ungheria, “nel primo periodo ci sono state brave persone a preoccuparsi di fornire una sistemazione per la nostra famiglia e ci hanno dato l’aiuto di cui avevamo bisogno. In seguito siamo stati accolti nel Centro di Integrazione della Caritas Cattolica. Abbiamo ricevuto un aiuto finanziario tangibile sotto forma di voucher, che è stato un salvavita per la mia famiglia nei primi giorni di povertà, e ci ha anche dato incoraggiamento e speranza. Per noi e per i nostri figli, l’Ungheria è stata l’inizio di una nuova vita, di una nuova possibilità. Qui siamo stati accolti e abbiamo trovato una nuova casa”, sottolinea Oleg ricordando che molti “hanno sofferto e soffrono ancora per la guerra”.

“A non molti chilometri da qui la guerra e la sofferenza sono all’ordine del giorno”, ha rimarcato nel pomeriggio il Santo Padre di fronte ai 12mila giovani riuniti alla Papp László Budapest Sportaréna a cui Bergoglio ha rivolto il suo invito: “prendere in mano la vita per aiutare il mondo a vivere in pace”. Una pace per la quale la Santa Sede non ha mai smesso di lavorare con una lenta ma costante opera di diplomazia. E forse è in questa chiave che alcuni vedono l’incontro a sorpresa con il metropolita Hilarion, ex braccio destro del patriarca Kirill, da lui ‘esiliato’ proprio a Budapest per aver espresso riserve sull’invasione russa dell’Ucraina.

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