Il giocatore della Nazionale in prima linea nella lotta al virus con la Croce Gialla di Parma: "Spero che dopo ci ritroveremo in un mondo più consapevole"

"La cosa che questa esperienza mi ha insegnato è che ci sono tante cose che diamo per scontate e che invece non lo sono. Io e intelligente". Lo ha detto in esclusiva a LaPresse Maxime Mbandà, rugbista della Nazionale e delle Zebre, da circa un mese impegnato come come volontario alla Croce Gialla di Parma in prima linea nella lotta al coronavirus. "Io ho preso di petto questa iniziativa perché ho avuto la fortuna di avere 2 genitori che mi hanno cresciuto con sani principi morali, entrambi mi hanno sempre insegnato ad aiutare il prossimo", ha aggiunto. "E' vero che nel mondo siamo tutti diversi, il mio vuole essere un messaggio per i giovani perché per noi è facile tenerci sempre in contatto con i social mentre per tante persone anziane, che a volte sono da sole a casa, è molto più difficile. Se non si vuole fare i volontari perché si ha paura – ha aggiunto il 26enne flanker milanese – Ci sono tante cose che si possono fare. Anche una semplice telefonata a un parente solo potrebbe aiutarlo a fare un sorriso".

"Qualche giorno fa ho dimesso un paziente che avevo portato io stesso in ospedale. Il che vuol dire che era guarito, aveva sintomi lievi e poteva completare a casa la guarigione. E' stata una grande emozione", racconta Mbandà. "E' stato come segnare una meta? Esatto. Quando sono entrato in stanza e ho visto che stava bene è stata una sorpresa", ha aggiunto il 26enne flanker milanese di padre congolese. "E' un mese e una settimana che sto dando una mano, serve ancora tempo per uscirne fuori. Nei primi giorni la sera tornando a casa ero davvero distrutto per quello che vedevo, ringrazio la mia fidanzata e la mia famiglia che mi hanno capito", ha detto ancora il giocatore della nazionale

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