Il campione keniano torna in Giappone dopo la vittoria del 2021. E ricorda Kelvin Kiptum

La maratona di Tokyo ha una storia particolare. Così come la conosciamo, il grande evento internazionale da oltre 30mila partecipanti in calendario domenica 3 marzo, esiste ‘solo’ dal 2007. E nel circuito delle six world marathon majors, le sei maratone tra le più famose e partecipate al mondo, è arrivata appena nel 2013.

Ma non era quello l’esordio. Nel novembre 1979, prese il via la Tokyo International Women’s Marathon, prima 42 chilometri femminile ufficialmente autorizzata dalla Iaaf. Tra gli spettatori c’era il presidente della Federazione, Adriaan Paulen. Che rimase così impressionato dal livello della competizione da annunciare il suo pieno supporto per provare a portare la maratona femminile anche alle Olimpiadi, cosa che avvenne ai giochi di Los Angeles 1984.

La gara al maschile partì invece nel febbraio 1981, con il nome di Tokyo International Marathon, e si svolgeva solo negli anni pari. Il mese dopo andò in scena un’altra gara, la Tokyo-New York Friendship International Marathon. Ma siccome risultò particolarmente complicato e caotico organizzare due grandi eventi a un mese di distanza nella stessa città, dal 1982 si svolsero ad anni alterni, la prima in quelli pari, la seconda in quelli dispari.

Nel 2007 tutti gli eventi confluirono nella Tokyo Marathon, aperta ad ambo i sessi, che è quella conosciamo oggi. E che vedrà tornare per la seconda volta il re della distanza, Eliud Kipchoge, già vincitore in 2 ore 2’41″dell’edizione 2021, in realtà svoltasi nel marzo 2022 dopo due rinvii a causa della pandemia e aperta solo agli atleti elite. Sarà per lui un banco di prova in vista della maratona olimpica di agosto a Parigi, dove ha già dichiarato di puntare al terzo oro.

Sarà anche una gara particolare,  a poche settimane dalla scomparsa di Kelvin Kitpum, detentore del record mondiale – strappato lo scorso ottobre a Chicago proprio a Kipchoge – e morto tragicamente in un incidente stradale. “Sono dispiaciuto, è una sfortuna che se ne sia andato a questo punto”, ha detto l’atleta del NN running team in conferenza stampa, in Giappone, “la sua carriera era in pieno fermento e stava correndo ad alto livello”. La sua assenza peserà anche a Parigi  dove “la gara sarà un po’ diversa, perché era il detentore del record”.

A contendere la vittoria a Kipchoge due maratoneti con tempi inferiori alle due ore e 4 minuti, i keniani Vincent Kipkemoi Ngetich (2:03:13 a Berlino 2023) e Timothy Kiplagat (2:03:50 a Rotterdam lo scorso anno), ma anche Benson Kipruto, che ha un personale di 2:04:02 a Chicago. La donna da battere è invece l’olandese Sifan Hassan, 2:13:44 di personale. Per un posto sul podio anche l’etiope Amane Beriso Shankule, 2:14:58 a Valencia 2022, e la keniana Rosemary Wanjiru, 2:16:28 lo scorso anno proprio a Tokyo.

E poi, la carica dei runner arrivati da ogni parte del mondo: nel 2023 a tagliare il traguardo furono in 36.751. Alla gara si può partecipare con un tempo di accredito particolarmente sfidante – in gara ci sono 106 atleti e 49 atlete elite –con una lotteria che assegna il diritto ad acquistare il pettorale, affidandosi a un tour operator specializzato o con una donazione a un’associazione di beneficenza: il programma charity per il 2024 ha raccolto oltre 868 milioni di Yen, pari più di 5,3 milioni di euro, la cifra più alta di sempre.

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