L'allenatrice delle 'Farfalle' racconta la sua versione dopo esser stata deferita dalla procura della Federginnastica in seguito alle denunce delle atlete di abusi e maltrattamenti

L’opinione pubblica mi vede come la cattiva della storia: come può la Federginnastica, a questo punto, non mandarmi via? Ma chi mi conosce, sa chi sono”. Così l’allenatrice delle ‘Farfalle’ Emanuela Maccarani in una intervista al ‘Corriere della Sera’ racconta la sua versione dopo esser stata deferita dalla procura della Federginnastica in seguito alle denunce delle atlete di abusi e maltrattamenti. “Non trovo un senso ma capisco che c’è una nuova sensibilità verso body shaming, bullismo, abusi, violenza verbale. E c’è chi ha ritenuto di farci un investimento. Con i social, poi, viaggia tutto velocissimo. Ho letto frasi identiche nello scandalo della ginnastica in Svizzera e negli Usa: maialino, sei grassa… Frasi che io non ho mai pronunciato. Vedo una regia mediatica, ora tocca alla ritmica. Ed è giustissimo occuparsene, lo stavo già facendo sotto la mia direzione tecnica – ha aggiunto – Da ginnasta io non sono stata vessata in alcun modo. Il mio motto è: fai il contrario di ciò che hai visto fare male. Alla Nazionale si arriva con un percorso e rispettando dei canoni: lo sport è per tutti, l’alto livello no. Io preparo il giardino, le Farfalle arrivano e si posano: 11 mesi all’anno all’accademia, io sono lì per loro. Sono coach, non mamma, ma se qualcuna mi chiede un abbraccio non mi tiro indietro. E prenoto anche la pedicure”.

L’allenatrice ha evidenziato che le accuse “arrivano tutte da ginnaste che non hanno fatto le Olimpiadi, guarda caso. Galtarossa, quella dell’’abbiamo un maialino in squadra’, nel 2013 è diventata mia assistente: la pesa fino a Rio la faceva lei. Certo che può essere successo che duecento bambine in tutto il Paese abbiano avuto la percezione di essere state maltrattate, ma l’accademia di Desio cosa c’entra? Non posso rispondere per tutta Italia”. “Spero che non mi usino come capro espiatorio perché, come tutti, vorrei rispondere solo delle mie azioni. Dopo Tokyo volevo lasciare, ma la Federazione non ha trovato una sostituta: con i risultati, con la vita che faccio e gli stipendi che ci sono, non è un ruolo da tutti… – ha concluso Maccarani – L’opinione pubblica ora mi vede come la cattiva: come può la Federazione non mandarmi via?”.

Intanto la capitana della nazionale dichiara che il team non si riconoscerà più nel nome ‘Farfalle’.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata