L'atleta lombardo: "Sono contento ma con un po' di amaro in bocca per quei centesimi"

Tredici anni dopo la canoa italiana torna a dare il suo contributo al medagliere azzurro. A Pechino arrivò il bronzo di Facchin-Scaduto nel K2 1000, a Tokyo l’argento di Manfredi Rizza nel K1 200. Una medaglia importante che avrebbe potuto anche essere d’oro. L’azzurro infatti ha chiuso in 35″080 di un soffio alle spalle dell’ungherese Sandor Totka (35″045). Terzo posto per il britannico Liam Heath (+0.167). Dopo il sesto posto di Rio il trentenne pavese comunque può dirsi soddisfatto. “Ho tenuto duro, purtroppo c’era qualcuno più duro di me. Sono contento ma con un po’ di amaro in bocca per quei centesimi”, le prime parole del pagaiatore lombardo. “Questo è lo sport, questa è la nostra distanza e si gioca in attimi. Sono assolutamente contento, ho dato il 100%. Aver raggiunto questo traguardo mi gratifica perché so che non sempre le cose vanno come si pensa. Sono fiero di me e delle persone che hanno lavorato con me”, spiega ancora.

Il presidente federale Luciano Buonfiglio se lo coccola. “Siamo riusciti a mettere nelle migliori condizioni tutti quanti. Un grande lavoro di squadra – dichiara – complimenti a Manfredi e al tecnico federale Stefano Loddo che hanno scelto un percorso, da noi sposato, che li ha premiati”. Un’affermazione con vista su Parigi. “Questa è una medaglia che deve insegnarci che se lavoriamo seriamente possiamo fare grandi cose – aggiunge – nella canoa slalom dobbiamo riprenderci quello che ci è sfuggito, nella velocità dobbiamo lavorare sulle nuove distanze e sulle barche olimpiche senza disperdere energie. A Parigi dobbiamo essere ancora più pronti e più forti”. Ora però è tempo di festeggiare, anche con il presidente del Coni, Giovanni Malagò, che ha assistito alla gara in prima fila. “Ci ha fatto sempre sentire la sua vicinanza e la sua fiducia”, conclude Buonfiglio

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