Dal nostro inviato Antonio Martelli

Mangaratiba (Brasile), 30 giug. (LaPresse) – E’ passata una settimana dall’amara uscita dell’Italia dai Mondiali e siamo tornati a Mangaratiba per vedere cosa è rimasto della presenza degli Azzurri. Nella località a circa 100km da Rio de Janeiro, scelta dall’ex ct Cesare Prandelli come quartier generale, quello della nostra Nazionale è solo un pallido ricordo. D’altronde, chiusi nel bunker inespugnabile del Resort Portobello, il contatto con la popolazione locale è stato pressoché inesistente e limitato solo ad una giornata dedicata alla visita di un gruppo di scolari della zona. Di fronte all’hotel Portobello non c’è più neanche l’ingente spiegamento di forze dell’ordine e militari che hanno presidiato l’ingresso durante la permanenza degli Azzurri. “Sono andati via tutti dopo pochi giorni”, ci dicono gli addetti del resort chiusi però nel più stretto riserbo sui giorni in cui staff, calciatori e le rispettive famiglie hanno frequentato la struttura.

Regna il silenzio, in lontananza si sente soltanto lo sferragliare degli enormi treni merci provenienti dalle miniere di Belo Horizonte e diretti ai porti industriali della zona. A Mangaratiba parlando con la gente non tutti hanno visto di buon grado la presenza italiana. “Non c’è stato alcun riscontro in termini economici”, ha rivelato un esercente del luogo. D’altronde di tifosi italiani qui se ne sono visti davvero pochi, lontani dalle attrazioni turistiche di Rio de Janeiro dove invece nazionali come Inghilterra e soprattutto Olanda hanno potuto vivere più a contatto con la gente. E dire che il soggiorno azzurro è stato tra i più costosi, circa 5 milioni di euro, tutti comunque coperti dagli introiti garantiti dalla Fifa per la sola partecipazione alla prima fase. I familiari dei giocatori hanno pagato di tasca propria il soggiorno a Mangaratiba e al di là dell’aspetto sportivo negativo l’operazione Brasile finirà con un utile attorno ai 2-3 milioni di euro.

Ancor più triste è vedere cosa rimane di Casa Azzurri, praticamente niente. La struttura di 2500 metri quadrati creata per accogliere giornalisti, addetti ai lavori e sponsor al resort Porto Real è in fase di smantellamento. Inizialmente si pensava di tenerla aperta per tutto il periodo del Mondiale, ma alcuni addetti negano fosse così e altri spiegano che “dopo l’eliminazione dell’Italia sono arrivate indicazioni diverse”. Vietato fare foto, ma arrivando si vedono operai alle prese con lo smontaggio di quelle che erano l’area stampa dei giornalisti e la grande sala dove il ct e gli Azzurri hanno tenuto le conferenze stampa. Del bar che serviva aperitivi e pranzi è rimasto solo una macchinetta del caffè, non c’è più nemmeno il pianista che allietava le serate con la sua musica da piano bar. D’altronde mantenere in piedi una struttura costosa, che la Figc ha spiegato essere stata finanziata tutta dagli sponsor, in un luogo isolato come Mangaratiba non aveva alcun senso. “Dopo la sconfitta dell’Italia abbiamo garantito il minimo dei servizi – spiegano dall’organizzazione – ma d’altronde già al ritorno da Natal non c’era più quasi nessuno”.

Inevitabile chiedersi se Casa Azzurri fosse stata a Rio de Janeiro la situazione sarebbe ben diversa e probabilmente la presenza di tanti turisti italiani avrebbe consentito di mantenere in piedi la struttura anche dopo l’uscita della Nazionale. “Sono state fatte scelte diverse – commentano gli addetti con dipinto sul volto un sorriso amaro che vale più di una risposta – si è voluto puntare più sulle sedi itineranti come quelle di Recife e Natal dove le serate organizzate hanno avuto successo”. Si respira un’aria di mestizia per quello che poteva essere e non è stato, così come d’altronde è avvenuto per l’avventura dei ragazzi di Prandelli.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata