Milano, 5 dic. (LaPresse) – “Mi sento un capro espiatorio per la vicenda degli ammanchi nel bilancio di Rcs Sport e tengo a dire di non aver preso un euro in più rispetto al mio stipendio”. Lo ha affermato Michele Acquarone, il direttore generale di Rcs Sport and media company, licenziato quattro giorni fa per ammanchi nei bilanci della società del gruppo Rcs, che opera nel settore degli eventi sportivi, per oltre 10 milioni di euro. Acquarone, che era anche il direttore del Giro d’Italia, dai primi di ottobre era stato sospeso dal gruppo, in attesa che venisse ultimato un internal audit per stabilire l’entità esatta del buco di bilancio e che venisse avviata un’indagine. Gli stessi provvedimenti hanno colpito anche l’ex amministratore delegato di Rcs Sport Giacomo Catano, accusato anche lui di mancato controllo. Acquarone e Catano sono stati incolpati di “aver potuto e dovuto impedire che si verificassero gli ammanchi”, ha spiegato il manager nel corso un incontro con i giornalisti al Circolo della Stampa di Milano, ma di non aver impedito che gli ammanchi si verificassero. Acquarone ha tenuto a precisare di non aver ancora ricevuto alcun avviso di garanzia da parte dei pm di Milano, coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Greco, che stanno indagando sulla vicenda e ha detto di essere “a disposizione dei magistrati, quando mi chiameranno, per chiarire ogni aspetto del mio lavoro in questi ultimi 5 anni in Rcs Sport”.

Acquarone, assistito dall’avvocato Sara Huge che era presente in conferenza stampa, ha intenzione di intentare una causa per diffamazione nei confronti di Rcs. Il gruppo di via Solferino, a suo dire, da quando la ha sospeso in via ‘cautelativa’ due mesi fa non ha mai comunicato gli esiti dell’indagine interna e ha mantenuto un “silenzio assordante” sulla vicenda, limitandosi ad associare il nome del manager e quello dell’ex ad di Rcs Sport Giacomo Catano, anche lui sospeso e poi licenziato, agli “ammanchi milionari”. “Sono qui per togliermi di dosso questo fango, perché se si solidifica – ha detto Acquarone – rischia di diventare pietra e non poi riuscirò più a liberarmene”. “Il 27 settembre settembre mi è stato comunicato dai vertici dell’azienda che c’erano delle irregolarità nei bilanci e che era in corso un audit interno che sarebbe anche potuto sfociare in un’indagine esterna – ha spiegato – e io ho dato al mia piena collaborazione. Il 1 ottobre – ha proseguito Acquarone – sono stato sospeso, mi è stato tolto il pc, la mail, il telefono. Non sono stato più in grado di sapere e capire quello che era successo e che stava accadendo. Tutto quello che ho ricevuto sono state solo le lettere di sospensione e di licenziamento, nelle quali Rcs scrive che avrei ‘potuto e dovuto evitare che le irregolarità si verificassero’. E quando ho cercato di saperne di più, la mia richiesta di informazioni è stata definita ‘ infondata, pretestuosa e non dovuta’” “Ho 42 anni e dopo 14 anni in Rcs devo ricominciare da zero – si è sfogato il manager – ora vedremo se contano di più tutti gli anni di lavoro, di cui 5 nello sport, o i 2 mesi di diffamazione costante e pesantissima”. A breve Acquarone e il suo avvocato presenteranno anche una causa di lavoro nei confronti del gruppo di via Solferino. “Dalla lettera che ha ricevuto – ha precisato l’avvocato Huge – non abbiamo capito e non è spiegato perché il mio assistito sia stato licenziato. Davanti ad un giudice Rcs ce lo dovrà spiegare”.

Il manager ha poi ribadito la sua disponibilità a parlare con i pm Francesco Greco e Adriano Scudieri, che hanno avviato un’inchiesta per appropriazione, e a raccontare loro “come si lavora in Rcs Sport” ma per il momento non è stato convocato e, per quanto è di sua conoscenza, non sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati.

Il timore del manager è che a risentire di questa vicenda sia anche l’immagine del Giro d’Italia, molto forte all’estero, che per Acquarone rimane comunque “indissolubilmente legato alla Gazzetta”. “Noi abbiamo avuto degli ottimi risultati in questi anni e abbiamo fatto utili importanti – ha concluso il manager – ma per i vertici aziendali abbiamo sempre e solo rappresentato una riga nel bilancio”.

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