La decisione dello Iap: "Deride il senso profondo del sacramento dell'eucaristia"

È bufera contro il nuovo spot pubblicitario delle patatine fritte ‘Amica Chips’ ambientato in un convento, accusato di blasfemia da associazioni cattoliche e rappresentanti della Chiesa. La pubblicità, ideata dall’agenzia Lorenzo Marini Group, mostra un gruppo di suore novizie in fila per ricevere l’ostia. La prima, però, sgrana gli occhi quando sente un suono croccante che non si aspettava: viene quindi inquadrata una suora, poco distante, che preferisce mangiare le patatine piuttosto che ricevere la comunione.

L’Aiart (Associazione Italiana Telespettatori) ha chiesto la sospensione dello spot, affermando che esso “offende la sensibilità religiosa di milioni di cattolici praticanti oltre che (essere, ndr) oltraggioso nel banalizzare l’accostamento tra la patatina e la particola consacrata”. Il presidente nazionale dell’associazione, Giovanni Baggio, si è scagliato contro lo spot definendolo “penoso. Il tentativo di risollevare un’azienda ricorrendo alla blasfemia“. 

La pubblicità non convince nemmeno don Maurizio Patriciello, parroco della chiesa di San Paolo Apostolo nel Parco Verde di Caivano (Napoli). “Chi non ha rispetto per la fede altrui e pensa solo a fare soldi merita attenzione. Attenzione, quindi, quando hai voglia di mangiare patatine. Bada bene che non siano quelle prodotte da chi ama solo le sue tasche“, ha scritto sui suoi social il famoso prelato anti-Camorra. 

Fermato lo spot

Poche ore dopo le polemiche, il Comitato di Controllo dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria (Iap) ha deciso di fermare la diffusione dello spot delle patatine Amica Chips in risposta “alle numerose richieste di chiarimenti nonché alle segnalazioni da parte di cittadini giunte alla segreteria dell’Istituto”. Il Comitato di Controllo, spiega l’Iap in una nota, “ha ingiunto le parti coinvolte di desistere dalla diffusione di tale campagna ritenendola in contrasto con l’art. 10 – Convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona – del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale, secondo cui: ‘La comunicazione commerciale non deve offendere le convinzioni morali, civili e religiose'”. 

“Ad avviso del Comitato il parallelismo che il messaggio instaura tra la patatina, descritta come ‘il divino quotidiano’, e l’ostia, che rappresenta evidentemente il divino, si sostanzia nella derisione del senso profondo del sacramento dell’eucaristia, rendendo più che ragionevole che il credente e non solo si senta offeso. Il Giurì – viene rimarcato – in molte sue decisioni ha sottolineato che l’art. 10 del codice Iap è posto a tutela della sensibilità dei consumatori ‘i quali hanno il diritto di non essere urtati nelle più profonde convinzioni da campagne pubblicitarie che essendo strumentali ad interessi di natura prettamente economica non devono confliggere con valori tendenzialmente assoluti e di rango superiore tra i quali un posto di primissimo rango compete alle convinzioni religiose, che il Codice di autodisciplina protegge non già come un bene della collettività italiana o della sua maggioranza, bensì, in armonia con la Costituzione e sulla scia della concezione ‘liberale’ della tutela del sentimento religioso come un bene individuale, che viene riconosciuto, in modo assolutamente paritario, a tutti i cittadini, senza distinzioni di sorta fra le possibili opzioni religiose”. Il provvedimento del Comitato di Controllo potrà essere opposto dalle parti ingiunte con motivata opposizione al Comitato di Controllo nel termine non prorogabile di sette giorni.

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