La circolare del Miur per lo stop agli smartphone in classe fa riferimento a una relazione, dove si legge che occorre "evitare che si realizzi fino in fondo quella 'dittatura perfetta' vaticinata da Aldous Huxley"

Circolare del ministro dell’Istruzione Valditara sullo stop ai cellulari in classe. Per giustificare la decisione, il Miur allega una relazione che parla di “danni” da “abuso di tecnologia digitale”, tirando in ballo anche la letteratura: l’attenzione all’uso dei cellulari tra i giovani serve a “evitare che si realizzi fino in fondo quella ‘dittatura perfetta’ vaticinata da Aldous Huxley”, si legge nella relazione allegata alla circolare, che si chiude con uno spettro da allontanare: “Giovani schiavi resi drogati e decerebrati: gli studenti italiani”

La circolare

La circolare contiene “indicazioni sull’utilizzo dei telefoni cellulari e analoghi dispositivi elettronici in classe. In considerazione della sempre maggiore diffusione dell’utilizzo di telefoni cellulari e analoghi dispositivi elettronici nelle classi delle scuole italiane, si rende utile fornire indicazioni volte a contrastarne utilizzi impropri o non consentiti”, si legge.

Per giustificare la decisione, la circolare “allega, altresì, la relazione finale dell’indagine conoscitiva della 7ª Commissione Permanente del Senato della Repubblica ‘sull’impatto del digitale sugli studenti, con particolare riferimento ai processi di apprendimento’ (All.1), della XVIII Legislatura: il documento evidenzia gli effetti dannosi derivanti dal perdurante uso di telefoni cellulari, tra cui, perdita di capacità di concentrazione, di memoria, di spirito critico, di adattabilità, di capacità dialettica”.

La relazione

La relazione allegata alla circolare sullo stop all’uso dei cellulari sostiene che “dal ciclo delle audizioni svolte e dalle documentazioni acquisite, non sono emerse evidenze scientifiche sull’efficacia del digitale applicato all’insegnamento. Anzi, tutte le ricerche scientifiche internazionali citate dimostrano, numeri alla mano, il contrario. Detta in sintesi: più la scuola e lo studio si digitalizzano, più calano sia le competenze degli studenti sia i loro redditi futuri”.

La relazione nelle sue conclusioni prosegue, invitando a “non rassegnarsi”: “Rassegnarsi a quanto sta accadendo sarebbe colpevole. Fingere di non conoscere i danni che l’abuso di tecnologia digitale sta producendo sugli studenti e in generale sui più giovani sarebbe ipocrita”.

E ancora: “Non si tratta di dichiarare guerra alla modernità, ma semplicemente di governare e regolamentare quel mondo virtuale nel quale, secondo le ultime stime, i più giovani trascorrono dalle quattro alle sei ore al giorno. Si tratta di evitare che si realizzi fino in fondo quella ‘dittatura perfetta’ vaticinata da Aldous Huxley quando la televisione doveva ancora entrare in tutte le case e lo smartphone aveva la concretezza di un’astrazione fantascientifica: ‘Una prigione senza muri in cui i prigionieri non sognano di evadere. Un sistema di schiavitù nel quale, grazie al consumismo e al divertimento, gli schiavi amano la loro schiavitù’. Giovani schiavi resi drogati e decerebrati: gli studenti italiani. I nostri figli, i nostri nipoti. In una parola, il nostro futuro”. 

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