La premier è attesa in Albania per verificare l'andamento dei lavori nei due nuovi centri

Una delle prossime battaglie del governo Meloni sarà sul maggiore controllo dei flussi migratori regolari, quelli che portano in Italia lavoratori stranieri, per far sì che nelle pieghe dei decreti flussi non si annidino spazi di manovra per la criminalità, che finora li ha spesso usati per coprire traffici legati all’immigrazione irregolare. A dirlo, in un’informativa al Consiglio dei ministri, è la stessa premier che è attesa in Albania con il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, per verificare l’andamento dei lavori nei due nuovi centri previsti dall’accordo tra Roma e Tirana.

Migranti, Meloni: “Ipotesi di infiltrazioni criminali nei flussi regolari”

La premier in mattinata si è recata alla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, a Roma, dove ha incontrato il procuratore nazionale Giovanni Melillo, per illustrargli, in un incontro durato circa mezz’ora, quanto gli uffici del governo hanno trovato di irregolare nelle passate gestioni dei flussi. “L’ipotesi di infiltrazioni criminali – spiega Meloni – sembra avvalorata dal fatto che la stragrande maggioranza degli stranieri entrati in Italia negli ultimi anni avvalendosi del ‘Decreto Flussi’ proviene da un unico Stato, il Bangladesh, dove le autorità diplomatiche parlano di fenomeni di compravendita dei visti per motivi di lavoro”.  A Melillo la premier ha consegnato “un esposto sui flussi di ingresso in Italia di lavoratori stranieri avvenuti negli ultimi anni avvalendosi dei cosiddetti ‘decreti flussi’ “. Perché, ha sottolineato, mentre “l’impegno dell’intero governo ha permesso fino a questo momento di abbattere del 60% gli arrivi illegali rispetto allo stesso periodo dello scorso anno”, grazie anche ai nuovi rapporti di collaborazione con i Paesi del Nord Africa e ad accordi come quello con l’Albania, dove domani la premier si recherà “per verificare, a seguito del protocollo sottoscritto a novembre col primo ministro Edi Rama, lo stato di realizzazione del centro di prima accoglienza di Shenjin e del centro di permanenza di Gjader”, sul fronte dei flussi “in apparenza regolari” le cose non vanno bene.

Migranti, Meloni: “Numero richieste enorme rispetto a capacità di assorbimento”

Dal monitoraggio della Presidenza del Consiglio sugli anni passati, ha detto Meloni in Cdm, “emergono dati allarmanti. Da alcune regioni, su tutte la Campania, abbiamo registrato un numero di domande di nulla osta al lavoro per extracomunitari, durante il click day, totalmente sproporzionato rispetto al numero dei potenziali datori di lavoro, siano essi singoli o imprese”. Secondo i dati illustrati, “sui permessi per lavoro stagionale, cioè per lavoro in campo agricolo o turistico-alberghiero, nel 2023, su un totale di 282.000 domande, 157.000 arrivano dalla Campania, mentre 20.000 arrivano dalla Puglia. Solo che, per esempio nel settore agricolo, la Puglia ha circa il 12% delle imprese agricole italiane e la Campania solo il 6%. Dato ancora più preoccupante è che a fronte del numero esorbitante di domande di nulla osta, solo una percentuale minima degli stranieri che hanno ottenuto il visto per ragioni di lavoro in base al ‘decreto flussi’ ha poi effettivamente sottoscritto un contratto di lavoro. In Campania, meno del 3%”. E questa caratteristica “accomuna, anche se con numeri meno spaventosi, molte regioni italiane”. Insomma, ha sintetizzato la premier, spiegando i motivi da cui è nato l’esposto alla Procura antimafia e antiterrorismo, “in alcuni territori il numero di richieste è enorme rispetto alla capacità di assorbimento del tessuto produttivo locale”, e questo “secondo noi significa che i flussi regolari di immigrati per ragioni di lavoro vengono utilizzati come canale ulteriore di immigrazione irregolare“.

Quindi, è il ragionamento, la criminalità organizzata si è infiltrata nella gestione delle domande e i ‘decreti flussi’ sono stati utilizzati come meccanismo per consentire l’accesso in Italia, “per una via formalmente legale e priva di rischi, a persone che non ne avrebbero avuto diritto, verosimilmente dietro pagamento di somme di denaro”, fino a 15mila euro a testa. “Mentre il governo individuerà le necessarie soluzioni per il futuro, auspico che si faccia piena luce su quanto è avvenuto negli scorsi anni”, ha detto la premier, spiegando poi anche che è intenzione dell’esecutivo intervenire sulla normativa perché “ci troviamo di fronte a un meccanismo di frode che dobbiamo fermare e correggere, esattamente come abbiamo fatto, e stiamo facendo, per il Superbonus edilizio e per il Reddito di cittadinanza”. Subito dopo il G7 il governo si metterà al lavoro per intervenire su diversi aspetti dei decreti flussi, anche con la collaborazione delle associazioni di categoria, “e lo faremo – ha concluso Meloni – nel rispetto del principio che ispirò la legge Bossi-Fini che ha regolamentato il fenomeno in questi anni, cioè consentire l’ingresso in Italia solo a chi è titolare di un contratto di lavoro”.

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