I giovani manifestanti hanno gridato 'Sul mio corpo decido io'. All'uscita dell'auditorium sono stati identificati

Agli Stati Generali della Natalità, organizzati a Roma dal presidente della Fondazione per la Natalità Gigi De Palo e ai quali oggi è atteso anche l’intervento di Papa Francesco, va in scena la protesta: nemmeno il tempo di cominciare, che l’evento viene interrotto da una ventina di giovani contestatori, riusciti a entrare in platea confondendosi tra le centinaia di ragazzi presenti, con cartelli, urla e slogan. Alla ministra per la Famiglia e la Natalità, Eugenia Roccella, viene di fatto impedito di prendere la parola dal palco e dopo alcuni tentativi andati a vuoto, l’esponente del governo decide di lasciare la manifestazione. Mentre i contestatori, alcuni giovani provenienti da tutta Italia con il movimento transfemminista Aracne, gridano ‘Sul mio corpo decido io’, lanciando slogan contro le scelte del governo in tema di consultori, Roccella prova a rispondere: “Ma siamo d’accordo, nessuno ha detto il contrario. Oggi le donne non decidono sul proprio corpo”, tentando di riportare al centro il tema centrale dell’evento, ossia il fatto che oggi molto spesso le donne sono costrette a scegliere tra maternità e lavoro.

I contestatori continuano però a gridare ‘Vergogna’, finché la ministra non decide di andare via, anche per non esacerbare gli animi. Tutto il centrodestra prende le sue difese, a partire dalla premier Giorgia Meloni, ma anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, fa sapere attraverso una nota del Quirinale di aver telefonato alla ministra per esprimerle solidarietà, sottolineando che “voler mettere a tacere chi la pensa diversamente contrasta con le basi della civiltà e con la nostra Costituzione”.”Piena e incondizionata solidarietà a Eugenia Roccella”, è la posizione della premier, che sottolinea: “Lo spettacolo andato in scena è ignobile. Mi auguro che tutte le forze politiche abbiano il coraggio di esprimere solidarietà al Ministro Roccella e di condannare, senza se e senza ma, i fatti di oggi. È ora di dire basta”. I contestatori, aggiunge, “si riempiono la bocca delle parole libertà, rispetto e autodeterminazione delle donne, ma poi amano la censura”. La solidarietà alla ministra arriva anche dai presidenti di Camera e Senato, dal vicepremier Antonio Tajani, che sottolinea che “in democrazia bisogna sempre rispettare le idee degli altri”, dall’altro vicepremier, Matteo Salvini (“siamo di fronte all’ennesimo atto di censura violenta”), oltre che da tutti i ministri.

I contestatori sono stati identificati dagli agenti all’uscita dall’Auditorium Conciliazione, mentre Roccella ha commentato: “Ho scelto questa mattina di lasciare gli Stati generali della Natalità per consentire alle persone che erano sul palco con me, una mamma incinta di otto mesi che portava la sua testimonianza e il presidente del Forum delle famiglie Adriano Bordignon, di poter parlare senza subire la mia stessa sorte di censura. E invece neanche questo è stato sufficiente. Quello che si contesta, alla fine, è la maternità come libera scelta”.

Dalle opposizioni arrivano alcuni distinguo. Marco Tarquinio, candidato con il Pd alle Europee, attraverso LaPresse esprime solidarietà alla ministra spiegando di conoscere “personalmente la forza ostile delle chiusure e dei rifiuti di chi vuol tacitare le voci scomode. Ho subito ripetutamente questa tenaglia politico-mediatica sul tema che mi è caro, quello delle politiche per la pace”. Dallo stesso partito Marco Furfaro, a margine degli Stati Generali della Natalità, sottolinea che impedire a qualcuno di parlare “è sempre sbagliato, ma noi politici non abbiamo solo il compito di fare la morale o la paternale ai ragazzi, qui si parla di giovani, di futuro, questi ragazzi sono ragazzini e ragazzine, dobbiamo anche capirne le inquietudini”. Da Avs è Angelo Bonelli a sottolineare: “Non condanno, contestare è alla base della democrazia”. Il ‘padrone di casa’ De Palo sottolinea: “È sempre brutto quando si impedisce a qualcuno di parlare, anche perché noi abbiamo dato l’opportunità a loro di esprimere la loro opinione. Non è un evento organizzato dal governo” come hanno detto, “quindi partono proprio da una comprensione errata. Qui non si tratta, come contestano loro, di far fare i figli alle persone, ma si tratta di intervenire per i giovani precari, le donne, quindi contestano cose che non hanno nemmeno sentito”. La natalità è un tema che “deve unire”, conclude De Palo, ribadendo la necessità, di cui ha parlato in apertura dell’incontro, di creare “una Agenzia per la Natalità, qualcosa che in maniera indipendente faccia un po’ di pressione. Noi siamo una piccola fondazione, serve qualcosa di più grande che metta insieme i pezzi del sistema. Perché tra poco crolla tutto. Oggi si vive fino a 83,1 anni ed è una grande opportunità, i nostri figli non vivranno così a lungo perché crollerà il sistema sanitario, crollerà il sistema pensionistico, non ci sarà welfare, il Pil si abbasserà. O ci diamo una svegliate e usciamo da diatribe ideologiche, oppure saremo costretti a dire ai nostri figli di andare all’estero. Ed è una sconfitta per tutti”. 

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