Ferma opposizione di Pd e M5S che ritengono sia una forzatura dei tempi del ddl

Tenere fede all’accordo politico che prevede che l’Aula della Camera cominci la discussione generale sull’Autonomia differenziata il 29 aprile. È l’obiettivo della maggioranza, e in particolare della Lega, che vede la ferma opposizione del centrosinistra, sulle barricate per quella che ritiene essere una forzatura dei tempi del ddl. Pd e M5s anche oggi sono tornati sul punto perché “non capiamo quali siano le ragioni dell’urgenza visto che non siamo in presenza di un provvedimento che scade”. A spingere per un via libera prima delle elezioni europee c’è ovviamente la Lega che punta a riscuotere consenso elettorale in vista del voto di giugno. Interrogata sui tempi di approvazione del ddl, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è limitata a ricordare che “non dipendono da me, lungi dal governo mettere pressione al Parlamento“.

“Io so che sicuramente i gruppi parlamentari, in questo caso della maggioranza, hanno fatto del loro meglio per terminare il lavoro della commissione perché venisse mantenuta la data che dovrebbe portare in Aula l’Autonomia il 29 aprile – le parole della premier a margine della visita al Vinitaly -. Dopodiché chiaramente dipende dall’andamento dei lavori parlamentari, anche da quanta opposizione verrà fatta al provvedimento, da una situazione che facilissima non è, ma io sono fiduciosa, non è questione di un giorno in più o in meno. Abbiamo dimostrato che su questo provvedimento stiamo andando avanti”. Scatenando le critiche dell’opposizione.

Secondo la capogruppo dem Chiara Braga “pensare di poter esaminare gli emendamenti in due giornate e mezzo significa ridurre la Camera a passacarte rispetto alla discussione che è stata fatta al Senato e questo ci rammarica molto. Ci auguriamo ci sia un ravvedimento a partire da chi dovrebbe garantire la dignità di questa Camera”. Destinatario del messaggio il presidente di Montecitorio Lorenzo Fontana, anche se l’auspicio non sembra destinato a concretizzarsi visto che, nel corso della capigruppo odierna, lo stesso Fontana, come riferito dal Cinquestelle Francesco Silvestri, “ha espresso che non c’era disponibilità dalla maggioranza a diluire questo percorso”. Per il capogruppo di Italia Viva Davide Faraone, poi, Fratelli d’Italia e Lega “giocano a braccio di ferro, su Autonomia differenziata e premierato si fanno i dispetti e alla fine ne risente il Paese. I primi bloccano la riforma col vincolo dei Lep e senza un euro, gli altri rispondono con secondo premier non eletto e impossibilità di scelta dei ministri. Ne vengono fuori due pessime riforme per l’Italia”.

Per quanto riguarda il premierato, proprio domattina la commissione Affari costituzionali del Senato riprenderà l’esame del ddl con un nuovo ciclo di audizioni che vedrà la partecipazione, tra gli altri, del vicepresidente emerito della Corte costituzionale Enzo Cheli e del professore ordinario di istituzioni di diritto pubblico all’Università degli studi di Roma Tor Vergata e consigliere di Meloni, Francesco Saverio Marini. La commissione di Palazzo Madama punta a concludere l’esame del disegno di legge la prossima settimana. Anche perché, come ammesso più volte dalla stessa premier, “l’Autonomia differenziata cammina di pari passo con il premierato, le due cose si tengono insieme”. Diverso il discorso legato al terzo mandato per i governatori, altro cavallo di battaglia della Lega di Matteo Salvini. “A livello parlamentare per ora non c’è una maggioranza – ricorda la presidente del Consiglio -. Io personalmente sono laica, però non penso che su una cosa del genere l’iniziativa debba essere del governo, sarebbe oggettivamente una forzatura. È una questione che interessa vari partiti, se c’è una disponibilità si vedrà a livello di Parlamento. Credo che anche la tempistica in cui portare una proposta del genere possa probabilmente vedere dei momenti in cui c’è un clima un po’ più sereno”.

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