Al ballottaggio non c'è partita per Enrico Michetti, staccato di venti punti percentuali, anche se l'affluenza è sotto il 50%

Se da queste elezioni amministrative nascerà davvero il nuovo ‘Ulivo 2.0’, la fotografia non poteva che avere Santi Apostoli come location. È proprio nella piazza simbolo degli anni di Prodi, Parisi, D’Alema e Rutelli si celebra la vittoria di Roberto Gualtieri nuovo sindaco di Roma. Al ballottaggio non c’è partita per Enrico Michetti, staccato di venti punti percentuali, anche se l’affluenza è sotto il 50%, così come Stefano Lo Russo a Torino contro Paolo Damilano. Poco male, sul palco salgono tutti: da Enrico Letta a Nicola Zingaretti, a Goffredo Bettini e Andrea Casu, l’outsider che alle suppletive ha conquistato il seggio di Primavalle, scartato da molti big perché ritenuto ‘a rischio’ o addirittura perso in partenza. Ai lati del palco ci sono Federico Fornaro e Loredana de Petris di Leu, più defilato il renziano Luciano Nobili (Iv). Manca Azione, così come non si fa vedere nessuno dei Cinquestelle, ad esclusione di Luca Bergamo, ex vice sindaco di Virginia Raggi, che gravita nel comitato di Gualtieri a Portonaccio, ma viene descritto da tempo lontano dal mondo pentastellato.

Nella coalizione che ha in testa il Pd ci sono tutti, anche se sarà complicatissimo mettere insieme Giuseppe Conte con Matteo Renzi e Carlo Calenda. Forse impossibile, ma dalle parti del Nazareno ci credono nell’impresa. E ora che il voto reale, non i sondaggi, di fatto consegna ai dem il volante del centrosinistra, diventa quasi un obbligo costruire quel campo largo di cui parla anche l’uomo simbolo del trionfo di giornata. “Siamo riusciti a creare una larga unita del centrosinistra, politica e anche civica”, dice Gualtieri dal palco, assicurando che “questa unità la coltiveremo perché è la nostra forza. Uniti si vince, si governa”. Letta ascolta e applaude. Anzi, rilancia, a suo modo: “Santi Apostoli è un bel luogo, evocativo, con tanto simbolismo”.

Conte non c’è, entra in campo a risultati ampiamente noti, ma solo per dire che il protagonista di queste amministrative è il “drammatico astensionismo”, ma comunque il suo Movimento starà all’opposizione a Roma, Torino e Trieste. Un’uscita che non spaventa più di tanto il Pd, mentre qualche mugugno lo crea nel gruppo pentastellato, dove più d’uno si lamenta della scarsa velocità di reazione ma soprattutto di una linea politica che non convince. Qualcuno arriva a dire, a taccuini chiusi, che “così non va, cambia idea su cose rilevanti da un secondo all’altro”. E con stizza un parlamentare della vecchia guardia si sfoga: “Se deve continuare in questo modo, che si facesse il suo partito”.

Ai piani alti del Nazareno, però, continuano a vedere l’ex premier come interlocutore privilegiato. Di sicuro il pensiero di Letta è più che positivo: “Sono molto convinto che Conte, con grande intelligenza politica, abbia gestito bene una fase non semplice per lui da quando ha deciso di prendere in mano il Movimento 5 Stelle – gli riconosce il segretario del Pd -. Sta gestendo bene questa fase complicata”. Per costruire una coalizione larga ci vorrà del tempo, forse più di quello che i leader della coalizione immaginavano, ma il successo alle amministrative dà morale alle truppe. Di questi tempi non è affatto poco.

 

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata