Decisa solo una richiesta alla Francia per un confronto sui criteri di finanziamento nel vertice fiume. Intanto la Ue prepara una lettera che annuncia la perdita di 800 milioni. Salvini e Di Maio fermi sulle rispettive posizioni. Conte convoca una conferenza stampa
E' durato 5 ore a Palazzo Chigi e si è concluso intorno alle 2 di notte, il vertice di governo sulla Tav. Nessuna decisione definitiva, neanche sulla questione dei bandi che la Telt (Tunnel Euralpin Lyon Turin, la società italo-francese che costruisce la Tav) deve far partire entro lunedì prossimo e sui quali ci sono ancora valutazioni tecnico giuridiche. L'unico atto deciso è la richiesta di un "bilaterale" con la Francia sui criteri di finanziamento.
Proprio per cercare di sciogliere il nodo Telt, il premier Conte ha convocato oggi pomeriggio a Palazzo Chigi il direttore generale della società Mario Virano.
La nota di Palazzo Chigi – "Saranno necessari ulteriori incontri" all'interno del governo "non essendoci un accordo finale", precisa la presidenza del Consiglio in una nota dedicata al vertice. Mentre Lega e M5S restano su due fronti contrapposti, gli altri nodi da sciogliere – spiega il comunicato – riguardano la ripartizione dei costi tra Italia, Francia e Ue e la convenienza dell'opera.
"La prima parte della riunione – si legge – è stata dedicata ad approfondire l'analisi costi-benefici acquisita dal Mit, analisi che è stata illustrata dai componenti della Commissione Ramella e Beria. Sono intervenuti in questa fase vari altri esperti che hanno affiancato i membri del Governo e hanno contribuito a sviscerare i contenuti dell'elaborato tecnico in tutti i suoi aspetti". "La riunione – continua – è poi proseguita alla presenza della sola componente 'politica', che ha approfondito tutte le più ampie implicazioni – di ordine politico, sociale ed economico – del progetto infrastrutturale". "All'esito del confronto" con i tecnici "si è convenuto che l'analisi costi-benefici sin qui acquisita pone all'attenzione del governo il tema del criterio di ripartizione dei finanziamenti del progetto tra Italia, Francia e Unione Europea".
"A distanza di vari anni dalle analisi effettuate in precedenza e, in particolare, alla luce delle più recenti stime dei volumi di traffico su rotaia e del cambio modale che ne può derivare, sono emerse criticità che impongono una interlocuzione con gli altri soggetti partecipi del progetto, al fine di verificare la perdurante convenienza dell'opera e, se del caso, la possibilità di una diversa ripartizione degli oneri economici, originariamente concepita anche in base a specifici volumi di investimenti da effettuare nelle tratte esclusivamente nazionali", conclude la nota.
Mozione M5S-Lega in Senato – Nel frattempo il Senato ha approvato la mozione presentata da Lega e Movimento 5 Stelle sulla Tav con 139 sì, 105 no e zero astenuti. Il documento "impegna il governo a ridiscutere integralmente il progetto della linea Torino-Lione, nell'applicazione dell'accordo tra Italia e Francia".
Durante le dichiarazioni di voto, i senatori di Forza Italia hanno mostrato cartelli in aula per chiedere la realizzazione dell'opera: 'Sì Tav – Non fermate l'Italia'. La presidente Casellati ha sospeso la seduta.
Salvini – Il vicepremier Matteo Salvini conferma la sua posizione favorevole alla Tav: "Sicuramente ci sono stati degli accordi in passato firmati in maniera opinabile, la Francia che paga troppo poco, quindi è giusto chiedere maggiore impegno alla Grancia e maggiore impegno all'Europa. Ma se mi chiedete se la Lega è per chiudere baracca e burattini o andare avanti la Lega è per andare avanti". Il vicepremier aggiunge: "Ogni tanto si discute, è giusto farlo e poi si decide nel nome del buon senso"."Non sono stato eletto per bloccare ma per sbloccare, per sbloccare infrastrutture che la sinistra ha tenuto bloccate per troppo tempo. Essendo stato fino alle tre di notte a parlare di tav ribadisco che gli italiani meritano e si aspettano crescita e futuro. Io voglio un Paese che va avanti e non che torna indietro. Se ho speso dei soldi per scavare un buco preferisco spenderne altri per finirlo non per riempirlo".
Conte – Il premier, questa mattina, ha fatto sapere di "essere ancora dubbioso" e ha annunciato una conferenza stamp per oggi pomeriggio. Possibile che ci siano delle novità
Di Maio – Di Maio, invece, ha convocato per questa sera alle 19 l'assemblea dei gruppi di senatori e deputati M5S. La riunione ha come unico punto all'ordine del giorno, la questione Tav. E la posizione, per quanto è dato di sapere finora, resta contraria alla Tav.
Commissione Ue – La Commissione europea non commenta "le indiscrezioni che riguardano documenti o bozze interne che non sono pubbliche". Lo ribadisce il portavoce della Commissione che si occupa del dossier Trasporti, Enrico Brivio, in riferimento alla notizia filtrata ieri secondo cui Bruxelles sarebbe pronta a inviare una lettera al governo italiano per sollecitare una decisione sulla Tav. "Posso solo dire che la posizione della Commissione sulla Torino-Lione rimane esattamente la stessa che abbiamo espresso molte volte nelle scorse settimane e nei scorsi mesi alle autorità italiane sia a livello tecnico sia a livello politico", ha spiegato il portavoce. Bruxelles aveva infatti avvertito l'Italia sul rischio di perdere i fondi in caso di stop al progetto.
Vertice, ipotesi e ostacoli – All'incontro (con Conte, Salvini, Di Maio e Toninelli) hanno preso parte anche i leghisti Edoardo Rixi (viceministro ai trasporti) e Armando Siri (sottosegretario) e il capogruppo M5S al Senato, Stefano Patuanelli. La prima parte è stata "tecnica" e ha visto il confronto tra una decina di tecnici portati da M5S e Lega che sono usciti con la bocca assolutamente cucita. Insomma, per ora un nulla di fatto. Con la Ue, sullo sfondo, che, a quanto è dato sapere sta preparando una lettera che contesta all'Italia la violazione di un paio di regolamenti del 2013 e annuncia la perdita di 800 milioni di finanziamenti.
I tecnici, si diceva, sono stati convocati cinque dal ministro Toninelli; cinque da Rixi e Siri. Si tratta, per i primi, di Gaetano Marzulli, Alberto Chiavelli, Paolo Beria, Pasquale Pucciariello, Luigi Navone. Il secondo gruppo, invece, è composto da Francesco Parola, Gino Ferretti, Alberto Petroni, Carlo Vaghi, Pierluigi Coppola. Come annunciato, non c'è il presidente della commissione che ha realizzato l'analisi costi-benefici, Marco Ponti.
Salvini, entrando al vertice, ha spiegato di aver convocato esperti e tecnici che gli hanno confermato che l'Alta Velocità "costa di più non farla, che farla". Bisogna quindi procedere, anche perché "il treno è più sicuro, costa meno e inquina meno: su questo non c'è nessuno che mi possa far cambiare idea".
Il problema è che anche nel Movimento 5 Stelle restano arroccati sulle proprie posizioni. "Se c'è uno studio che dice che l'opera non sta in piedi un buon padre di famiglia non spenderebbe mai queste cifre", sottolinea Di Maio. A vertice in corso, davanti a Palazzo Chigi viene intercettato dai cronisti il deputato pentastellato Luca Carabetta, piemontese e inamovibile: le sue parole d'ordine sono No Tav e ridiscussione del trattato Italia-Francia con successivo passaggio parlamentare.
Nelle retrovie, i due partiti fanno filtrare aperture ed ipotesi di lavoro per un possibile compromesso. I pentastellati (o una loro parte) potrebbero accettare il via libera ai bandi rivedendo l'intero progetto, rafforzando la vecchia linea del Frejus. Dal Carroccio replicano a muso duro: ribadiscono il loro sì al treno veloce, dicendosi "disponibili a modifiche del progetto purché non sia tradito lo spirito iniziale".
Un'ipotesi circolata a vertice in corso prevede di rifare il traforo ferroviario del Frejus, con una nuova galleria di 15 chilometri, al posto del maxi-tunnel da 57,5 chilometri previsto nel progetto attuale. Così si spenderebbe di meno. Ma l'idea viene bocciata senza appello dal presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, secondo cui si tratta di "una carnevalata".
Una via d'uscita, su cui ambo le parti sembrano potersi accordare, sono la via parlamentare o la consultazione dei cittadini, tramite referendum. Il premier Conte, da parte sua, non si sbilancia, cercando la strada che lo farà uscire dal tunnel. E rassicurando che, in ogni caso, "il Governo non cadrà".
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