Nel 2016 si era dimesso da segretario generale del Psoe, in disaccordo con l'apparato del partito, per poi tornare ad assumere l'incarico

Al premier spagnolo Pedro Sanchez, appassionato di basket ed ex giocatore del Movistar Estudiantes, servirebbe un tiro da tre punti per rimanere alla Moncloa dopo le elezioni generali di oggi, con i sondaggi che danno in testa il Partito popolare. Ma il leader socialista ha abituato gli spagnoli ai colpi di scena. Il percorso politico di Sanchez, economista madrileno classe ’72, non è infatti mai stato lineare. Da quando è diventato segretario generale del Partito socialista nel 2014, ha fatto fronte ad alti e bassi, riuscendo a rialzarsi dopo batoste non da poco. E non è un caso che abbia intitolato il suo libro uscito nel 2019 ‘Manuale di resistenza’. Ma questa volta, alle elezioni generali che lui stesso ha deciso di anticipare di cinque mesi, dopo la sconfitta della sinistra alle regionali e comunali del 28 maggio, gioca la partita più difficile, mentre ha già preso il via la presidenza spagnola di turno dell’Ue.

Cosa dicono i sondaggi

Secondo la maggior parte dei sondaggi condotti negli ultimi giorni di campagna elettorale, il Partito popolare e Vox sarebbero, insieme, vicini alla maggioranza assoluta al Congresso dei deputati, e il dibattito televisivo che si è tenuto tra Sanchez e il leader popolare Alberto Núñez Feijóo, la sera del 10 luglio, sembra aver stroncato sul nascere la speranza di una rimonta della sinistra. Ma il leader non si è dato per vinto, memore delle svolte inaspettate che hanno segnato la sua carriera politica.

La storia di Sanchez

Nel 2016 si era dimesso da segretario generale del Psoe, in disaccordo con l’apparato del partito, per poi tornare ad assumere l’incarico battendo alle primarie la favorita, Susana Díaz. Nel 2018, con una mozione di censura contro il popolare Mariano Rajoy, è diventato premier. Dopo la sconfitta alle elezioni regionali in Andalusia, feudo socialista, ha deciso di indire elezioni anticipate nel 2019. Una scommessa che ha vinto, con il Psoe primo partito, ma subito dopo ha vissuto un’altra battuta d’arresto con il fallimento dei negoziati con Podemos, guidato allora da Pablo Iglesias.

Gli spagnoli sono tornati al voto nello stesso anno. Il Psoe ha perso terreno e alla fine, in un paio di giorni, è arrivato a un accordo con Podemos, che ha dato vita al primo governo di coalizione della recente storia democratica spagnola. Dopo la sconfitta alle elezioni regionali e comunali del 28 maggio, Sanchez ha deciso di rigiocare la carta delle elezioni anticipate. Una mossa coraggiosa, in parte inaspettata. La campagna elettorale per le generali si è svolta mentre il Partito popolare e Vox hanno chiuso accordi per governare in diverse città e regioni, un’alleanza che non è gradita agli elettori più moderati del Pp.

Le elezioni

Inoltre, giugno è il mese del Pride, un momento che ha reso ancora più evidenti le posizioni di Vox nei confronti della comunità Lgbt e che è stato segnato dalla polemica contro il partito di Santiago Abascal per la decisione di non esporre la bandiera arcobaleno nelle istituzioni in cui è al governo. Da un altro lato, secondo gli osservatori, la mossa di Sanchez si può spiegare anche con il tentativo di mettere un argine al malcontento aumentato nel partito con la vittoria del Pp alle amministrative. Il programma presentato dal socialista punta in particolare su giovani, donne e lotta al cambiamento climatico.

Sanchez ha promesso il raggiungimento del pieno impiego, la proibizione della privatizzazione dell’acqua, trasporti pubblici gratuiti per bambini e studenti under 24 e una legge che pone limiti alle liste d’attesa nella sanità. “Vogliamo consolidare i passi avanti fatti finora e vogliamo che la Spagna avanzi”, ha detto il leader alla presentazione del programma del Psoe, “vincerà il futuro e perderà il passato”, rappresentato da Pp e Vox. Sanchez ha rivendicato l’efficacia della politica economica adottata dal suo governo, che ha portato la Spagna a diventare il primo dei grandi Paesi europei a veder scendere l’inflazione sotto il 2%. Ha ricordato agli elettori che sotto il suo governo sono stati approvati la riforma del lavoro, che ha migliorato la qualità dell’impiego, l’aumento del salario minimo, le tasse sugli extraprofitti delle grandi compagnie energetiche, la legge sull’eutanasia, la ‘legge trans’, il tetto al prezzo del gas.

Ma alcune riforme adottate negli ultimi mesi di governo hanno generato malcontento. Come la legge del ‘solo sì è sì’, promossa dalla ministra delle Pari opportunità di Podemos, Irene Montero, che ha avuto l’effetto indesiderato nella sua applicazione di portare alla riduzione di pena per oltre mille persone condannate per crimini sessuali. Un errore, lo ha definito lo stesso Sanchez, per il quale ha chiesto scusa. A non piacere sono stati anche gli accordi stretti con i partiti nazionalisti e indipendentisti baschi e catalani, che hanno portato ad esempio all’abolizione del reato di sedizione, e alla sua sostituzione con uno di disordine pubblico aggravato. E non ha certo giovato all’immagine di Sanchez la narrazione che ne ha fatto l’opposizione, ovvero di un leader concentrato su se stesso che non mantiene la parola data agli elettori e disposto a qualsiasi cosa pur di rimanere al potere. Il suo modo di fare politica è stato bollato dai critici come ‘sanchismo’, un’immagine che il premier ha cercato di scrollarsi di dosso in ogni occasione, accusando Vox e il Pp di diffondere ‘fake news’ su di lui.In questa partita Sanchez conta però su un’alleata che ha lanciato la vera novità della campagna elettorale: la ministra del Lavoro Yolanda Diaz, a capo di Sumar, una coalizione progressista che è riuscita a unire 16 formazioni di sinistra, non senza malumori e tensioni, in particolare con il gruppo di Podemos per l’esclusione di alcuni volti noti e protagonisti della stagione degli indignados, come Montero.

Negli ultimi giorni di campagna i gruppi di sinistra hanno cercato di lasciare da parte i dissapori, consci dell’importanza che i voti che otterrà Sumar avrebbero per la formazione del prossimo governo e per la riconferma di Sanchez alla Moncloa. Come ha scritto Natalia Junquera per El Paìs, in un articolo in cui ha ripercorso gli alti e i bassi del leader socialista, Sanchez si è specializzato “in un settore molto specifico della politica: la sopravvivenza”. Domenica sera si saprà se la sua strategia di alzare la posta mentre sta perdendo la partita sarà quella vincente, ancora una volta, contro tutti i pronostici. 

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