Sono 17 i miliziani nostrani coinvolti nel conflitto, nove dalla parte di Kiev e otto con Mosca

Era nel Donbass dal 2019, prima dello scoppio della guerra Russia-Ucraina, Elia Putzolu, 28enne di origini sarde, morto lo scorso venerdì a Donetsk, mentre combatteva al fianco dei russi. È il terzo foreign fighter italiano morto – almeno il terzo di cui si ha certezza – per combattere una guerra in terra straniera.

Prima di lui, a morire, sempre in Donbass, era Edy Ongaro, nome di battaglia ‘Bozambo’. Ongaro, di origini venete, è morto lo scorso aprile, dal 2015 militava nelle fila della brigata Prizrak. L’altra vittima italiana meno di un mese fa, ma sul fronte opposto: Benjamin Giorgio Galli, 27 anni, originario della provincia di Varese, colpito nella zona di Kharkiv.

L’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi) ha riferito a febbraio 2022, allo scoppio del conflitto, di circa 50-60 combattenti, “presumibilmente con una distribuzione abbastanza equilibrata tra le due parti del conflitto; quasi sempre si è trattato di maschi adulti di nazionalità italiana, con livello socio-economico medio-basso e senza familiari al seguito“. Secondo alcune ultime informative, secondo l’ultima ricostruzione gli italiani impegnati nel conflitto in Donbass sono 17, nove dalla parte degli ucraini e otto con Mosca.

Che militanti politici italiani, in genere di estrema destra al contrario del caso di Ongaro, siano volati in Ucraina per imbracciare le armi non è un fatto recente o iniziato con lo scoppio della guerra, ma già dal 2014. Tra i comunisti risulta anche il nome del sassarese Riccardo Sotgia che secondo alcune fonti aperte ha partecipato come osservatore internazionale alle elezioni in Crimea ed è stato accusato di spionaggio e terrorismo dalle autorità di Kiev. Il caso in realtà più noto è forse quello di Andrea Palmeri, 42enne ultras dei ‘Buldog’ della Lucchese e neo fascista, soprannominato il ‘Generalissimo’, con precedenti penali e ritenuto responsabile del reclutamento di mercenari filorussi, insieme ad altre persone, nel Donbass tanto da essere stato condannato dal tribunale di Genova in un processo nato da una maxi inchiesta sulla destra ligure.

Le notizie sono frammentarie e sporadiche e per questo motivo spesso dei volontari internazionali non sono note le generalità. I nomi circolati in queste settimane sono quelli del bresciano Massimiliano Cavalleri, 42 anni, nel Donbass da anni da dove posta sui social contenuti legati alla belligeranza. Come anche Gabriele Carugati, figlio dell’ex segretaria della Lega a Cairate (Varese), coinvolto nel processo di Genova. Processo in cui è comparso anche il nome del militante dell’estrema sinistra già vicino al Pkk curdo, Luca Pintaudi.

L’Ispi cita invece il caso di “A. C. che, passando dalla Russia, si è unito alle milizie dell’autoproclamata Repubblica di Lugansk nel febbraio del 2015, insieme con un altro conoscente italiano. A. C. aveva già alle spalle una carriera come contractor all’estero ed era stato persino sequestrato in Libia nel 2011, ai tempi dello scoppio della guerra civile”. A.C potrebbe corrispondere a un ex membro della Legione straniera francese di nome Antonio Cataldo, ex operaio di Nola, che sarebbe stato fra i primi a partire nel 2015 dall’Italia insieme a Olsi Krutani, albanese trapiantato a Milano, e Vladimir Berbitchii, un 26enne moldavo residente a Parma. Le informazioni raccolte dall’Ispi mettendo insieme varie fonti raccontano che Cataldo abbia deciso di unirsi alle milizie separatiste principalmente per ricevere un compenso economico (di importo modesto) e proseguire la sua carriera nel settore. Anche lui processato ha patteggiato una pena inferiore a 3 anni.

C’è chi va a combattere per difendere Kiev dai russi, come Giuseppe Donini e Valter Nebiolo, entrambi con un passato da guerriglieri in Medio Oriente e con simpatie fasciste.

In generale si tratta di un mondo fluido e di difficile comprensione. Il defunto Edy Ongaro, definito dai suoi ‘compagni’ sui social anche come “volontario internazionalista che combatteva per il popolo oppresso” e da altri come “un mercenario” e “un contractor” combatteva per Brigata Prizrak formata da almeno due diversi battaglioni: il DKO – Volunteer Communist Detachment al cui interno si trovano militanti comunisti russi, e la Continental Unit, formata da volontari europei e brasiliani. Al loro fianco anche la Rusich Company, generalmente associata a miliziani europei e russi accomunati da un’ideologia di estrema destra. Discorso simile tra le milizie di Donetsk dove fianco a fianco combattono militanti di mondi diversi, a volte opposti: come i nazionalisti serbi della milizia Jovan Ševic, (dalla Serbia sarebbero giunti in Ucraina per la guerra 100 miliziani), la Brigata Internazionale Carlos Palomino, formata da spagnoli antifascisti, e i russi di estrema destra Russian National Unity.

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