Nonostante la sintonia tra i due, la premier britannica contraria allo stop ai rifugiati

Tra i due, dopo l'incontro alla Casa Bianca, è emersa chiaramente la sintonia, ma la premier britannica Theresa May ha ammesso di "non essere d'accordo con questo tipo di approccio" usato dal presidente americano Donald Trump per impedire l'ingresso negli Stati Uniti di cittadini e rifugiati provenienti da Paesi a maggioranza musulmana. May è stata duramente criticata dai deputati del suo partito conservatore per non aver condannato pubblicamente la nuova politica migratoria di Trump. Nella notte quindi il suo portavoce ha diffuso una nota in cui si precisa che "la politica di immigrazione negli Stati Uniti è una questione che riguarda il governo degli Stati Uniti, proprio come la politica di immigrazione per questo Paese dovrebbe essere impostata dal nostro governo". Ma, ribadisce May, "non siamo d'accordo con questo tipo di approccio e non è quello che attueremo noi. Stiamo studiando questo nuovo ordine esecutivo per capire cosa significa e quali saranno gli effetti giuridici, in particolare quali saranno le conseguenze per i cittadini del Regno Unito". La questione infatti riguarda i cittadini britannici con doppia nazionalità con uno dei Paesi interessati: Iraq, Siria, Iran, Sudan, Libia, Somalia e Yemen.
 

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