La denuncia su Facebook di una giovane paraguaiana, Guadalupe Acosta, dopo l'uccisione di due turiste argentine
"Ieri mi hanno uccisa. Ho rifiutato di farmi toccare e mi hanno spaccato la testa. Mi hanno accoltellata e lasciata morire dissanguata. Mi hanno messa in una busta di plastica nera, chiusa con del nastro adesivo, e buttata su una spiaggia, dove mi hanno ritrovata ore dopo. Ma peggio della morte è stata l'umiliazione che ne conseguì". Con queste dure parole Guadalupe Acosta, una giovane paraguaiana, inizia un post sulla sua pagina Facebook, scritto tutto in prima persona, con lo scopo di dare voce a due ragazze argentine – Luz Maria Coni e Marina Menegazzo – uccise mentre erano in viaggio in Ecuador e difendere il diritto delle donne a viaggiare da sole. Il post di Acosta ha fatto immediatamente il giro del web, con centinaia di migliaia di condivisioni su Facebook, e su Twitter è rimbalzato l'hashtag #ViajoSola, cioè 'Viaggio sola'. "Perché eri sola? Com'eri vestita? Sei andata in un posto pericoloso, che ti aspettavi?", scrive ancora Acosta nel post, riportando insinuazioni sulla morte delle due ragazze. "Hanno messo in discussione i miei genitori, per avermi dato le ali, per avermi resa indipendente, come ogni essere umano", prosegue il post. "E solo da morta mi sono resa conto che per il mondo io non sono uguale a un uomo. Mi sono resa conto che morire è stata colpa mia, e lo sarà sempre". Poi l'appello agli utenti: "Ti chiedo di alzare la voce per me e per tutte noi donne che hanno messo a tacere, alle quali hanno rovinato la vita e i sogni. Lottiamo insieme, io con voi, con lo spirito, e prometto che un giorno saremo talmente tante che non esisteranno sacchi sufficienti a metterci a tacere tutte", conclude la giovane in riferimento al fatto che i corpi di Maria e Marina, che erano scomparse il 22 febbraio, sono stati trovati chiusi in un sacco.
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