di Matteo Bosco Bortolaso
Bruxelles, 24 set. (LaPresse) – A poche ore dal vertice sull’immigrazione che ha riunito capi di Stato e di governo a Bruxelles, s’aggrovigliano di nuovo i nodi che l’Europa non riesce a sciogliere: gli sbarchi continuano; e attraverso le frontiere orientali passano migliaia di persone. Per molti osservatori, anche per la cancelliera tedesca Angela Merkel, il piano del Consiglio europeo è solo un primo passo avanti. In Italia, poi, c’è polemica per il mancato invito ad un altro vertice su immigrazione, Libia e Medioriente, stasera a Parigi con la partecipazione dei rappresentanti di Regno unito, Francia, Germania e Unione europea.
Tra mercoledì e giovedì, si sono registrati centinaia di nuovi arrivi in Turchia e nell’isola greca di Lesbo. Le persone arrivate dalla Croazia in Ungheria sarebbero oltre 10mila. C’è anche una nuova tragedia migratoria che ha coinvolto un minorenne: un ragazzo, che aveva tra i 15 e i 17 anni, eritreo o sudanese, è stato travolto da un treno mentre percorreva il tunnel sotto alla Manica, una delle tante ‘vie della speranza’ dell’Europa, che collega Francia a Regno unito. L’incidente è avvenuto sul lato francese dell’Eurotunnel, attorno alle 2 di notte, proprio quando a Bruxelles veniva approvata la dichiarazione dei capi di Stato e di governo che hanno approvato una serie di pacchetti di aiuti umanitari.
Agire lì dove nasce il problema: questa la strategia illustrata durante il vertice dai funzionari europei secondo cui, per arginare le ondate migratorie, si deve agire nei Paesi più vicini alle origini dei flussi: Libano, Giordania, Turchia. Questi, tra le altre cose, potranno beneficiare del Fondo fiduciario regionale dell’Ue in risposta alla crisi siriana (il cosiddetto Fondo Madad). Il testo approvato dal Consiglio europeo prevede anche di “intensificare il dialogo con la Turchia, a tutti i livelli”, specie in vista della prossima visita a Bruxelles del presidente di Ankara, Recep Erdogan, prevista per il 5 ottobre.
La dichiarazione prevede poi “risorse aggiuntive per Frontex, l’ufficio europeo per il sostegno all’asilo (Easo) e Europol”, che gestiscono frontiere e richiedenti asilo. Il testo chiede a tutte le capitali di “sostenere, applicare e attuare le norme esistenti, compreso il regolamento Dublino e il sistema di Schengen“. Questa affermazione appare particolarmente significativa, specie per Italia e Grecia. A Roma e Atene, infatti,ási è spesso rimproverato di non registrare i migranti arrivati sulle loro coste, come invece è previsto dal regolamento di Dublino per la gestione dei richiedenti asilo.
A Bruxelles, comunque, il premier Matteo Renzi ha definito “superato” il sistema di Dublino. Il presidente del Consiglio aveva sottolineato che il superamento del regolamentoá”magari non verrà scritto nel documento finale, ma la realtà dei fatti è più forte dei documenti di Bruxelles”. Più in generale, Renzi ha detto che, “con tre mesi di ritardo”, l’Unione europea si è allineata alla posizione italiana.
La dichiarazione europea, infine, chiede agli Stati membri di “garantire l’identificazione, la registrazione e il rilevamento delle impronte digitali dei migranti” nei cosiddetti hotspot, definiti ‘punti di crisi’. “Al contempo – si legge nel documento europeo – vanno assicurate la ricollocazione e i rimpatri, al più tardi entro novembre 2015”.
Il termine ‘ricollocazione’ è un riferimento indiretto alle quote approvate dai ministri dell’Interno Ue martedì. Queste quote, peraltro, non vengono richiamate in maniera esplicita dal documento. Il testo si conclude ricordando che il Consiglio “tornerà sulla sfida dell’immigrazione” alla prossima riunione in programma per metà ottobre, oltre che al vertice euro-africano che si terrà a Malta l’11-12 novembre.
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