Di Matteo Bosco Bortolaso

Roma, 19 set. (LaPresse) – "In che modo vuoi morire?". E' questa la terribile domanda che ripete la carceriera di Susan Dabbous, giovane cronista con passaporto italiano e origini siriane, il cui incubo comincia in una chiesa sconsacrata a Ghassanie, nella Siria occidentale: è qui, tra un crocefisso divelto e una statua della Madonna decapitata, che viene rapita e trasportata in un luogo segreto, dove viene minacciata di morte e si tenta di convertirla all'Islam.

"Assieme ad altri italiani, eravamo a Ghassanie, un villaggio cristiano, e stavamo intervistando un prete", racconta la giornalista in un incontro all'Istituto affari internazionali (Iai) di Roma. La chiesa era appena stata sconsacrata: "Un cane era stato squartato e gettato sul pavimento, uscivano le interiora e respirava ancora: dovevamo capire che gli estremisti non erano lontani", spiega.

La donna, 32 anni, dai tratti mediterranei, ha passato undici giorni nelle mani dei jihadisti del Fronte al-Nusra nel 2013. A riportarla in Siria, dove Dabbous ha radici familiari, è stata una collaborazione con la Rai. Dopo il rapimento, si è ritrovata a vivere con un rigido carceriere chiamato 'sheikh', che minacciava spesso di tagliarle le mani vedendola scrivere, e Miriam, una donna tunisina che provava a convertirla.

Miriam, "umanamente generosa", prosegue il racconto, le chiedeva spesso come avrebbe voluto morire, perché "per loro, morire durante la preghiera o durante la lettura del Corano, porta dritti al paradiso", spiega la giornalista. Dalla domanda della sua carceriera, costante e inquietante, Dabbous ha tratto il titolo del suo libro, 'Come vuoi morire', edito da Rubettino.

Gli estremisti islamici, è l'analsi di Dabbous, "vivono in un delirio che io chiamo post-adolescenziale: sono pieni di vita, di ormoni, di adrenalina: hanno voglia di sposarsi, di fare la jihad". Adesso, a due anni dalla liberazione, il fronte al-Nusra si è molto indebolito: "Si è spaccato in due – racconta la giornalista – dividendosi tra chi ha aderito all'Isis e chi non ha voluto farsi inglobare".

A chi le chiede come si è potuta salvare, la cronista spiega che è stato fondamentale l'intervento dei servizi segreti, il fatto che avesse un passaporto italiano, e forse anche il pagamento di un riscatto, anche se nemmeno lei ne è sicura.

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