Londra (Regno Unito), 9 nov. (LaPresse/PA) – Un cittadino britannico originario di Derby, in Inghilterra, sarebbe morto in Iraq mentre combatteva a fianco dei jihadisti dello Stato islamico (ex Isil). L’uomo, 32 anni, è stato identificato come Kabir Ahmed, padre di due figli. Pare che si facesse chiamare Abu Sumayyah e che alla famiglia non avesse detto che stava andando a combattere per l’Isil. Si ritiene che sia stato coinvolto in un attacco kamikaze condotto due giorni fa a Beiji, a nord di Baghdad. A confermare la notizia è Shiraz Maher del Centro internazionale per lo studio della radicalizzazione al King’s College di Londra, che monitora gli account dei presunti jihadisti sui social network. Su Twitter Maher ha scritto: “Il combattente britannico Abu Sumayyah (nome reale Kabir Ahmed) di Derby ha compiuto un attacco suicida a Baiji, in Iraq”. E spiega anche: “L’attentatore suicida britannico in Iraq, Abu Sumayyah (Kabir Ahmed), inizialmente si era unito al gruppo Jund al-Sham in Siria e poi era passato allo Stato islamico; aveva 32 anni, era sposato e aveva figli”.
Se la notizia venisse confermata si tratterebbe del secondo jihadista britannico morto in attacchi suicidi combattendo in Siria e Iraq. Il primo è stato Abdul Waheed Majeed, 41 anni, padre di tre figli, originario di Crawley in West Sussex, che a febbraio si è fatto esplodere lanciandosi a bordo di un camion-bomba contro un carcere nella città siriana di Aleppo. Il Foreign Office ha fatto sapere che sta verificando: “Siamo consapevoli delle notizie della morte di un connazionale britannico in Iraq e stiamo verificando”, ha detto un portavoce. Pare che Ahmed sia morto guidando un furgone carico di esplosivi contro un convoglio di poliziotti iracheni appunto a Beiji: nell’attacco, stando a fonti mediche e di polizia, sono morte otto persone fra cui il tenente generale Faisal Malik Zamel, e altre 15 persone sono rimaste ferite.
Nel 2012 Kabir Ahmed era stato messo in prigione insieme ad altri due uomini per avere distribuito un volantino in cui si chiedeva di compiere esecuzioni degli omosessuali. Il volantino, dal titolo ‘La pena di morte?’, mostrava l’immagine di un manichino appeso a un cappio e citava testi islamici secondo cui la pena capitale è il solo modo per liberare la società dall’omosessualità. A seguito di un processo per questo presso la Derby Crown Court, Ahmed e gli altri due imputati Ihjaz Ali e Razwan Javed furono condannati con l’accusa di avere distribuito materiale scritto con minacce mirato ad accrescere l’odio.
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