Gerusalemme, 2 lug. (LaPresse/AP) – Tensione alta in Medioriente. A un giorno dai funerali dei tre ragazzi israeliani rapiti e uccisi in Cisgiordania, un 17enne palestinese è stato ritrovato ucciso in un bosco a ovest di Gerusalemme. Subito è esplosa la protesta dei manifestanti palestinesi e sono scoppiati scontri con la polizia israeliana: i dimostranti hanno lanciato pietre contro gli agenti, che hanno risposto usando gas lacrimogeni. A Gerusalemme è stato innalzato il livello di sicurezza: in città sono state dispiegate unità aggiuntive di polizia e, a seguito di scontri, è stato bloccato l’accesso alla Spianata delle moschee.
RAPIMENTO E UCCISIONE DEL RAGAZZO PALESTINESE. La notizia dell’uccisione del ragazzo palestinese è emersa come segue: nella notte la polizia ha ricevuto la segnalazione della scomparsa di un giovane arabo che era stato costretto a salire su un veicolo a Gerusalemme est; poi circa un’ora dopo un corpo è stato scoperto in una foresta a ovest di Gerusalemme, dunque in una parte diversa della città. Il giovane scomparso è stato identificato come Mohammed Abu Khdeir, di 17 anni. Non è ancora giunta la conferma ufficiale che il corpo ritrovato appartenga al ragazzo scomparso, ma il padre di Mohammed Abu Khdeir è stato chiamato per l’identificazione. Il cugino del 17enne, Saed Abu Khdeir, ha raccontato che l’adolescente è stato avvicinato nelle prime ore di oggi da una macchina e costretto a salire a bordo.
VENDETTA PER L’UCCISIONE DEI 3 RAGAZZI ISRAELIANI. Sull’omicidio del ragazzo palestinese sono al vaglio tutte le ipotesi. Al momento “tutto viene esaminato” e “ci sono molte possibilità, c’è la possibilità criminale ma anche quella politica”, ha spiegato il ministro israeliano per la Sicurezza pubblica, Yitzhak Aharonovitch, ai microfoni di Israel radio. Tuttavia fa pensare il fatto che l’uccisione avvenga a soli due giorni dal ritrovamento dei corpi senza vita dei tre ragazzi israeliani scomparsi lo scorso 12 giugno. L’uccisione dell’adolescente palestinese potrebbe essere un atto di vendetta per la morte dei tre ragazzi israeliani assassinati in Cisgiordania, ha detto il portavoce della polizia israeliana Micky Rosenfeld, aggiungendo però che il motivo potrebbe anche essere diverso.
Il caso dei tre ragazzi israeliani rapiti e uccisi ha attirato nei giorni scorsi l’attenzione internazionale e ha alimentato le tensioni nell’area. I tre sono: Eyal Yifrah di 19 anni, Gilad Shaar di 16 anni e Naftali Fraenkel anche lui di 16 anni, quest’ultimo con doppia cittadinanza israeliana e statunitense. Di loro si erano perse le tracce la sera di giovedì 12 giugno mentre facevano l’autostop per tornare a casa da un seminario ebraico. Subito dopo la scomparsa Israele, che ha immediatamente parlato di rapimento accusando Hamas, ha mobilitato l’esercito per le ricerche in Cisgiordania, nell’ambito delle quali sono stati effettuati circa 400 arresti di membri di Hamas. Tel Aviv non ha fornito pubblicamente alcuna prova del coinvolgimento di Hamas nel caso dei ragazzini e non è chiaro se i rapitori abbiano ricevuto ordini dagli alti ranghi o abbiano agito da soli. Il gruppo ha elogiato il rapimento dei tre, ma non ne ha mai rivendicato la responsabilità.
NETANYAHU: ATTO RIPROVEVOLE; ABBAS: TROVATE GLI ASSASSINI. Immediata la condanna da parte del premier israeliano, Benjamin Netanyahu, il quale ha chiesto di aprire rapidamente un’indagine sull’uccisione del giovane palestinese, parlando di “omicidio riprovevole”. Netanyahu inoltre, nel tentativo di prendere in mano la situazione ed evitare che degeneri, ha chiesto a tutti di non farsi giustizia da sé. Il presidente palestinese Mahmoud Abbas, dal canto suo, tramite il portavoce Nabil Abu Rdeneh ha fatto sapere che l’Autorità nazionale palestinese (Anp) ritiene Israele responsabile dell’uccisione del ragazzo palestinese. Abbas ha chiesto inoltre allo Stato ebraico di “trovare gli assassini e portarli davanti alla giustizia”.
A GERUSALEMME INNALZATA SICUREZZA. Intanto la situazione è molto tesa a Gerusalemme: la Spianata delle moschee è stata chiusa a seguito di scontri nella zona, il percorso della metropolitana leggera è stato modificato in modo da evitare la zona del ritrovamento del corpo del ragazzo palestinese e in città sono dispiegate unità aggiuntive di polizia. Inoltre, sempre a Gerusalemme, la polizia ha arrestato nella notte 50 persone, perlopiù adolescenti, con l’accusa di avere aggredito ieri degli arabi dopo i funerali dei tre ragazzi israeliani rapiti e uccisi in Cisgiordania. Ieri alcune centinaia di giovani israeliani nazionalisti avevano marciato per le strade di Gerusalemme chiedendo di vendicare l’uccisione dei tre giovani.
SI COMPLICANO GLI EQUILIBRI. L’omicidio del ragazzo palestinese complica ulteriormente situazione in Medioriente, già difficile dopo la scomparsa dei tre ragazzi israeliani e con i colloqui di pace in stallo. Israele accusa Hamas dell’omicidio dei tre giovani ebrei e per questo ha chiesto ad Abbas di sciogliere il governo di unità palestinese, sostenuto sia da al-Fatah che da Hamas, che si era insediato solo il 2 giugno scorso ponendo fine a una frattura durata sette anni. Abbas non ha accolto l’appello, ma ha condannato il rapimento. Lo Stato ebraico ha inoltre lanciato ieri raid aerei nella Striscia di Gaza, roccaforte di Hamas, colpendo 34 obiettivi; l’esercito israeliano ha poi fatto sapere di avere ucciso un palestinese membro del gruppo Hamas a Jenin, in Cisgiordania, mentre lanciava una granata contro i militari israeliani impegnati nei raid. Fino a ieri tra le risposte al vaglio di Israele c’era proprio il lancio di un’operazione militare a Gaza, ma adesso bisognerà capire se la posizione cambierà. Hamas ha minacciato che in caso di attacco da Israele “si apriranno le porte dell’inferno”.
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