Gerusalemme, 11 ott. (LaPresse/AP) – Il governo israeliano ha raggiunto un accordo con Hamas per il rilascio del soldato Gilad Shalit, arrestato in un raid nel 2006. L’accordo, di cui non sono stati rivelati molti dettagli, entrerà in vigore la settimana prossima e prevede lo scambio del sergente 25enne con circa mille militanti palestinesi detenuti da Tel Aviv. Si chiudono così cinque anni di lunghi negoziati, ripetutamente sfociati in dispute e violenze. Tel Aviv, prima dell’accordo di oggi, ha sempre rifiutato le condizioni di Hamas perché alcuni dei detenuti palestinesi stanno scontando lunghe condanne, dovute ad attacchi terroristici in cui hanno perso la vita cittadini israeliani. Altre frizioni nei negoziati sono nate quando Hamas ha chiesto che i prigionieri tornassero a casa, in Cisgiordania o a Gaza, mentre Israele li voleva in esilio.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che il rilascio avverrà tra pochi giorni, mentre Israel Radio ha parlato di inizio novembre. Per festeggiare la notizia centinaia di persone si sono riversate intorno alla tenda in cui da tempo vive il padre del soldato, Noam, davanti alla casa di Netanyahu. Si rallegrano con i genitori, seduti nella tenda, mentre gli automobilisti suonano i clacson.La tenda è decorata con fotografie del soldato e anche da un grande numero 1.934, i giorni di prigionia sinora scontati da Shalit.

Quando è stato catturato da militanti di Hamas al confine con Gaza il 25 giugno del 2006, il soldato israeliano Shalit aveva solo 21 anni. Presto è diventato il simbolo dell’infinita disputa tra Israele e Palestina, che hanno trattato per oltre cinque anni la sua liberazione, senza ottenere alcun risultato. Giovane sergente con doppia nazionalità israeliana e francese, Shalit è stato rapito a Kerem Shalom, in Israele, vicino alla Striscia di Gaza. Poche le notizie sulle sue condizioni dalla cattura, che ha scatenato manifestazioni e richieste di liberazione da parte di attivisti israeliani, ma anche palestinesi. Le autorità di Hamas non gli hanno mai permesso di ricevere visite e hanno diffuso solo una breve registrazione audio e un video all’inizio dei cinque anni di prigionia.

Anche funzionari tedeschi ed egiziani hanno cercato di mediare gli accordi degli ultimi cinque anni, ma senza successo. La notizia dell’imminente rilascio di Shalit arriva in concomitanza allo sciopero della fame di circa 2mila palestinesi detenuti in Israele, ma non è chiaro se i due eventi siano collegati. I prigionieri hanno chiesto migliori condizioni nelle carceri israeliane, dove dalla cattura di Shalit hanno perso importanti diritti, tra cui la possibilità di guardare canali televisivi in lingua araba o di seguire corsi universitari.

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