Analisi del Centro studi lancia allarme per l'industria, c'è "il rischio di una crisi strutturale"
In seguito ai dazi voluti da Donald Trump, per Confindustria “l’incertezza peggiora il quadro economico“. E’ la fotografia scattata dal Centro studi di Confindustria che lancia l’allarme in particolare per l’industria: il rischio è di “una crisi strutturale“.
A febbraio la produzione è calata (-0,9%), dopo il rimbalzo a gennaio (+2,5%). La variazione acquisita nel 1° trimestre è positiva (+0,4%) dopo 5 trimestri in calo. I dazi – si rileva – “agiranno negativamente principalmente sul manifatturiero“.
Lo scenario attuale fa pensare a una crescita modesta del Pil nel primo trimestre di quest’anno: “Dazi e incertezza causeranno una minore crescita di -0,3% del Pil italiano nel 2025-2026, a causa di una più bassa dinamica dell’export di beni (-1,2%) e degli investimenti in macchinari (-0,4%). È da evitare una ritorsione tariffaria Ue sugli acquisti dagli Usa, che impatterebbe sui prezzi e sulla fiducia di famiglie e imprese, con un’ulteriore frenata del Pil. Cruciale, invece, concludere nuovi accordi commerciali Ue con altri importanti partner economici”.
Per quanto riguarda i consumi, nel quarto trimestre 2024 si è avuta una correzione al ribasso del reddito reale delle famiglie (-0,6%), limitando l’espansione annua a +1,2%; è scesa verso valori pre-pandemia la quota di risparmio (8,5% da 9,1%). Indicatori negativi a inizio 2025: a febbraio le vendite al dettaglio sono rimaste ferme (+0,1% gli alimentari); a marzo è caduta la fiducia delle famiglie. Il turismo invece ha iniziato bene il 2025: segna +7,1% annuo a gennaio la spesa dei viaggiatori stranieri. Negativi, però, gli altri indicatori per i servizi con un forte calo del fatturato del settore a febbraio. La fiducia delle imprese si è ridotta in ciascuno dei primi tre mesi del 2025.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata