Uno dei temi principali, o quantomeno tra i più discussi, dell’attuale campagna elettorale in materia di politica energetica è quello dei rigassificatori. Per capire in linea generale i termini di questa discussione, serve però spiegare in primis di cosa si tratta.

Un rigassificatore è, in sostanza, un impianto che permette di riportare il gas dallo stato liquido a quello gassoso. La sua utilità risiede nel fatto che permette di accumulare scorte di gas senza che questo debba essere trasportato attraverso gasdotti via terra (come ad esempio dalla Russia), bensì grazie a specifiche navi metaniere.

Questo significa che il Gnl (gas naturale liquido) può arrivare da qualunque paese nel mondo ne metta a disposizione. Permettendo di evitare dunque di stringere legami troppo stretti con alcuni specifici paesi fornitori, e diversificando gli acquisti da più produttori.

C’è anche un vantaggio logistico, dato che il gas naturale in forma liquida è 5-600 volte meno voluminoso rispetto a quando si trova in forma gassosa. Se ne può dunque importare di più in meno viaggi, una cosa molto utile soprattutto in un momento come questo, con l’Unione Europea che ha fissato obiettivi vincolanti di stoccaggio in vista del prossimo inverno.

Le navi metaniere possono poi essere di fatto esse stesse il rigassificatore, venendo collegate alla rete di distribuzione generale, oppure soltanto un tramite. In quel caso la nave, una volta arrivata in porto, dovrà trasferire il gas all’impianto vero e proprio, che se si trova sulla costa sarà considerato onshore, mentre se al largo sarà detto offshore.

In questo momento sono tre i rigassificatori attivi in Italia. Ci sono gli impianti di Porto Viro, in provincia di Rovigo (offshore) e di Panigaglia, in provincia di La Spezia (onshore). Il terzo è proprio una “nave galleggiante”, ormeggiata al largo di Livorno.  Altre due navi rigassificatrici sono state acquistate dal governo Draghi: una dovrebbe ormeggiare a Ravenna, l’altra a Piombino.

Il dibattito al centro delle polemiche sui rigassificatori è di due tipi. Da un lato, c’è chi evidenzia che puntare sui rigassificatori possa continuare a fare puntare nel lungo periodo sul gas, proprio mentre bisognerebbe investire sempre di più sulle fonti rinnovabili.

Dall’altro, ci sono i pericoli legati alla sicurezza: il gas è una sostanza altamente infiammabile, e di conseguenza la paura è che possano verificarsi incendi o esplosioni. Se non ci sono stati problemi per quanto riguarda la scelta di ospitare un nuovo rigassificatore a Ravenna, a Piombino invece le istituzioni comunali si son opposti alla decisione.

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