Due le fazioni in campo oltre alla cordata Lufthansa-Msc, anche il fondo Certares, al fianco di Air France-Klm

 Tecnici al lavoro sul futuro di Ita Airways. Il termine per le offerte è scaduto alla mezzanotte di lunedì e ora si è entrati nel vivo della fase di analisi, come prevede il decreto approvato dal governo a metà febbraio secondo cui bisognerà assicurare “la stabilità dell’assetto proprietario, la dimensione industriale dell’integrazione, la valorizzazione degli hub nazionali, lo sviluppo sui mercati strategici e sul lungo raggio, le prospettive occupazionali”. La deadline auspicata dall’esecutivo per chiudere questa prima fase è la prima settimana di giugno per l’annuncio della cordata vincente tra le due contendenti, mentre il contratto dovrebbe essere siglato entro la fine del mese e chiuso entro la fine dell’anno per partire a pieno regime nel 2023. Due le fazioni in campo oltre alla cordata Lufthansa-Msc, anche il fondo Certares, al fianco di Air France-Klm. Nessun dettaglio sul valore delle due offerte vincolanti, anche se da indiscrezioni trapela una valutazione di circa un miliardo per l’80% del capitale da parte di Msc-Lufhtansa, con una quota statale di circa il 20% ma che potrebbe salire al 30% – oggi la compagnia è al 100% del ministero dell’Economia. Più bassa l’offerta del fondo di private equity a stelle e strisce che metterebbe sul piatto circa 850 milioni, compresi gli investimenti di AirFrance-Klm e Delta.

 Intanto ha fatto discutere la lettera inviata dal presidente esecutivo Alfredo Altavilla al Cda divulgata all’indomani della scadenza dei termini per le offerte ma in realtà indirizzata al Cda lo scorso marzo, in cui venivano criticate le modalità con cui dal comitato remunerazioni sono stati fissate le retribuzioni delle due figure apicali della compagnia, cioè lo stesso Altavilla e l’Ad Fabio Lazzerini. Nessun premio di risultato a lungo termine sulla base del lavoro svolto, ma una retribuzione fissa di 800mila euro divisa tra i due manager e la restituzione dell’eccedenza dei 400 mila euro da parte dell’Ad, senza un’interazione con i diretti interessati né un allineamento a figure analoghe nel mercato. Alla fine, osserva il manager nella lettera, la politica di remunerazione “è illogica, paradossale, slegata dal corretto benchmark di settore pur essendosi il Comitato Remunerazioni avvalso di tre advisor a supporto”.

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