Il numero uno dell'Eurotower sprona i governi dell'eurozona a politiche pro crescita

La ripresa nell'eurozona è "moderata" e sostenuta "principalmente" dalle politiche di stimolo della Bce. Per questo "è sempre più chiaro" che le politiche fiscali dei governi dovrebbero sostenere la ripresa con "gli investimenti pubblici e una tassazione più bassa". Così il presidente della Bce, Mario Draghi, che di fronte alla commissione Affari economici e finanziari dell'Europarlamento ha ribadito che la Banca centrale "intende rivedere ed eventualmente riconsiderare la politica monetaria all'inizio di marzo" se necessario a spingere al rialzo l'inflazione.

All'Europarlamento sono state molte le domande sulle banche. "Le regole sono appena entrate in vigore e già si pensa a una loro revisione? Mi pare difficile", ha detto Draghi a un europarlamentare che gli chiedeva in merito a una possibile attivazione della clausola di modifica delle nuove norme europee sul 'bail in'. La modifica è auspicata anche dal governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, a cui ha fatto eco il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, che la settimana scorsa da Bruxelles ha parlato di necessità di "gradualità e delicatezza" nella messa in atto delle regole che coinvolgono obbligazionisti e depositi oltre 100 mila euro per il salvataggio degli istituti di credito. Il numero uno della Bce ha invece messo l'accento sulla necessità di informare bene i risparmiatori: "E' importante sia la trasparenza delle banche sia l'informazione per i risparmiatori". Draghi ha anzi lodato le nuove regole, perché rappresentano un "cambiamento notevole che riteniamo per il meglio, perché in questo modo i soldi dei contribuenti non saranno più utilizzati come malauguratamente è successo durante la crisi".

Il presidente della Bce è stato incalzato sui temi italiani, anche per smentire le indiscrezioni di stampa secondo cui la Banca centrale avrebbe contatti con il governo italiano per l'acquisto di sofferenze. "Non stiamo comprando assolutamente niente – ha chiarito Draghi – si tratta solo di vedere se alcuni titoli Abs possono essere accettati come collatarali, che è molto diverso dall'acquistare. Non c'è alcun negoziato con lo Stato italiano". L'ex governatore di via Nazionale ha dovuto difendersi anche quando un altro europarlamentare ha accusato la Banca centrale di aver favorito le banche italiane sui requisiti patrimoniali. "Non sono state privilegiate, nessuna corsia preferenziale", ha sottolineato.

Nel complesso dell'eurozona, Draghi ritiene che le banche si siano "notevolmente rafforzate" dal 2012, con un indice patrimoniale Cet1 aumentato da circa il 9 al 13 per cento per i principali istituti, che sono "più resistenti agli shock avversi". Il presidente della Bce ha dovuto però ammettere che le banche hanno dimostrato "una maggiore sensibilità" alla debolezza delle prospettive economiche per i rischi portati dal rallentamento della Cina e la debolezza di prezzi delle materie prime, pagando in Borsa anche la "percezione" che gli istituti di credito europei dovranno fare ulteriori sforzi per adeguarsi alle nuove norme, quelle lodate dallo stesso banchiere centrale. Secondo il banchiere non saranno imposti ulteriori aumenti di capitale e "non ci sarà una Basilea 4" che veda un'ulteriore stretta sui bilanci degli istituti.

Draghi ha risposto anche sull'ipotesi Brexit, ovvero l'ipotesi di uscita di Londra dall'Unione europea. Un eventuale accordo tra il governo britannico e Bruxelles per scongiurarla, "qualunque esso sia non deve ostacolare alcuna ulteriore misura di integrazione della nostra unione monetaria". I leader europei si incontreranno il 18-19 febbraio nella capitale belga per discuterne.

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