Il famoso architetto è scomparso oggi all'età di 91 anni

Il mondo dell’architettura piange la scomparsa di Paolo Portoghesi, scomparso oggi all’età di 91 anni nella sua Calcata, in provincia di Viterbo. Figlio di un ingegnere, Portoghesi è cresciuto nel rione Pigna, nel cuore della Roma barocca, da cui ha sempre tratto ispirazione. Nel 1950, Portoghesi si iscrive alla Facoltà di Architettura della Sapienza – Università di Roma in cui si laurea nel 1957 e presso la quale insegnerà Storia della critica collaborando con Bruno Zevi alla realizzazione della imponente mostra su Michelangelo architetto. Quattro anni dopo si iscrive al Partito Socialista Italiano, in cui militerà fino allo scioglimento dello stesso, facendo parte, durante la segreteria di Bettino Craxi, anche dell’Assemblea nazionale del PSI. Nel 1966 fonda la rivista Controspazio, della quale rimarrà direttore fino al 1983. Ha diretto anche il Dizionario Enciclopedico di Architettura e Urbanistica (1968) e le riviste Itaca (1977), Eupalino (1985/90), Materia (dal 1990) e Abitare la Terra (dal 2001).

Tra gli anticipatori del postmoderno

Considerato tra gli anticipatori del movimento postmoderno di Architettura (di cui diventerà capofila negli anni ’70 e ’80 a cavallo con la sua pubblicazione ‘Le inibizioni dell’architettura moderna’), prima con Casa Baldi (1960) ispirata ai ruderi romani, poi con Casa Papanice del 1968, anno che segna la sospensione di Portoghesi dall’insegnamento ai tempi della sua presidenza del Politecnico di Milano a seguito dei moti del Sessantotto. Portoghesi fu anche studioso della cultura islamica, tanto che negli anni Settanta progetta il Palazzo dei reali di Giordania ad Amman, l’aeroporto ed il piano regolatore di Khartum e, successivamente, firmerà il progetto per le Moschee di Roma (in collaborazione con Vittorio Gigliotti e l’architetto Sami Mousawi) e di Strasburgo. Nel 1979, da neo direttore della Biennale di Venezia incarica Aldo Rossi di costruire il Teatro del Mondo su un natante ormeggiato nel bacino di San Marco che veleggerà poi fino a Ragusa. L’anno seguente, nel 1980, la Biennale da lui diretta fa clamore nel mondo grazie a ‘Strada Novissima’, in cui venti architetti di fama internazionale, tra cui Frank Gehry, Rem Koolhaas, Charles Moore, Hans Hollein e Franco Purini, furono chiamati a disegnare venti facciate contigue e diventa il manifesto italiano dell’Architettura postmoderna. Che Portoghesi esemplificherà così: “L’architettura postmoderna propone la fine del proibizionismo, l’opposizione al funzionalismo, la riconsiderazione dell’architettura quale processo estetico, non esclusivamente utilitario; il ritorno all’ornamento, l’affermarsi di un diffuso edonismo”.

Il legame con Calcata

Nel 1981 torna a insegnare nella facoltà di Architettura di Roma, ma sarà sempre legato a Calcata, un borghetto hippie nella Valle del Treja, in cui Portoghesi parteciperà anche alla rifunzionalizzazione del suo borgo, la progettazione tra il 1990 e il 2008 del grande parco della sua villa, in cui confluiscono tutte le forme tipiche della sua architettura oltre ad essere stata sede del suo studio e vasta biblioteca personale. Negli ultimi anni della sua attività, abbandonata ormai la corrente postmoderna, Portoghesi concentra la sua attenzione su quella che, citando Le Corbusier, chiama geoarchitettura, un’architettura ‘umanistica’ che rispetta criteri come il rispetto della natura e il confronto con il luogo, la sua storia, congiugata all’innovazione, l’armonicità e la riduzione dei consumi.

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