Secondo le due donne, ex suore, le vittime del teologo della Comunità Ignazio di Loyola sono venti

“Un vero abuso di coscienza”. È così che Gloria Branciani, ex suora della Comunità Ignazio di Loyola, ha definito le violenze che dichiara di aver subìto dall’ex gesuita Marko Rupnik, teologo e mosaicista di fama mondiale, accusato da almeno una ventina di donne. Branciani ha deciso di venire allo scoperto e di metterci la faccia in conferenza stampa proprio nel quinto anniversario del vertice contro gli abusi voluto da Papa Francesco. “Sento che è un dovere etico e morale riscrivere la mia storia”, ha dichiarato mostrandosi insieme a Mirjam Kovac che, sebbene non abbia vissuto in prima persona gli abusi sessuali, ne è stata comunque testimone.

Secondo le due donne – che denunciarono il teologo ai funzionari gesuiti all’inizio degli anni ’90, denunce “ripetutamente respinte” – negli anni “Rupnik ha sfruttato la sua posizione” per mettere in atto “approcci sessuali nei confronti di venti religiose su 41 consorelle” all’interno della Comunità, oggi commissariata e sciolta. “Ci siamo trovate dinnanzi a un muro di gomma che rimbalza ogni tentativo di curare questa situazione malsana. È il momento che questo muro di difesa di disvalori si sgretoli”, spiega Kovac che al tempo era segretaria della madre superiora Ivanka Hosta e ha raccontato i suoi vani tentativi di denunciare le violenze.

Branciani, che incontrò l’ex gesuita a soli 21 anni, racconta di “abusi fisici, psicologici e sessuali”. Spiega che si tratta di tre aspetti “dell’abuso di coscienza, uno spazio intimo in cui ha origine il nostro mondo”. L’abuso “in questo spazio è devastante. Rupnik è entrato nel mio mondo spirituale e ha deformato il mio rapporto con il Signore”. La donna, che ha lasciato la Comunità nel 1993, spiega che Rupnik aveva il “folle progetto di orgia collettiva”. L’uomo “ha cercato di cambiare la mia persona, le mie idee, le mie emozioni, il mio modo di essere”, ricorda l’ex religiosa che ammette di avere ancor oggi “attacchi di panico”.

Rupnik “ha avuto su di me un potere esclusivo”. “Il mio stare male di fronte alle sue richieste sessuali diceva che non stavo crescendo spiritualmente”, racconta la donna, visibilmente turbata. Branciani chiede “verità e giustizia, senza rivalsa personale. Mi sono perdonata e ho perdonato Rupnik”, assicura la ex religiosa che chiede però “trasparenza” e “riconoscimento pubblico di tutto il male che abbiamo subìto nella comunità”.

Nel 2023 il teologo è stato espulso dalla Compagnia di Gesù. Nel frattempo, Papa Francesco ha deciso di derogare alla prescrizione per gli abusi sessuali denunciati, rendendo così possibile un processo. Le due ex religiose “andranno a deporre davanti al dicastero per la dottrina della Fede”, assicura l’avvocata Laura Sgrò che le rappresenta. “Chiederò l’introduzione nel procedimento che c’è di fronte al dicastero per la dottrina della Fede, ma anticipo che stiamo valutando anche altri percorsi – spiega – tenendo in considerazione la prescrizione”. Poiché “la prescrizione è stata tolta dal Santo Padre nel foro canonico” questo “lascia spiragli di azione”.

“Per le violenze sulle suore non esiste censimento”, sottolinea Sgrò che, per questo, lancia un appello. Le vittime “non devono perdere la fiducia nella giustizia”, “non devono perdere la speranza di trovare la verità”. E “non devono limitarsi ad andare a chiedere aiuto al vescovo o alla madre superiora. Devono andare a denunciare alle autorità dello Stato. Andate dai carabinieri. Andate alla polizia. Andate da un avvocato, andate dalle procure” perché “chi fa quello che hanno fatto a Gloria deve andare in carcere. Ci deve andare. Quindi dovete avere il coraggio di denunciare. Bisogna squarciare assolutamente questo velo”.

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