Il 23 maggio 2021 la strage in cui perdono la vita 14 persone. Gli indagati, alla chiusura delle indagini, sono 8

Il 23 maggio 2021, poco dopo le 12, la cabina n.3 della funivia del Mottarone, a Stresa, cade da circa 17 metri d’altezza, rotolando sul pendio della montagna e provocando la morte di 14 persone. Unico sopravvissuto, il piccolo Eitan che nella tragedia perde parte della famiglia, tra cui la madre e il padre.

La caduta nasce come conseguenza di due elementi: la rottura della fune traente e i freni d’emergenza che non hanno funzionato, perché, dicono perizie e indagini, i ‘forchettoni’ erano inseriti e ne hanno inibito il funzionamento. Sul secondo punto il caposervizio Gabriele Tadini ammette subito di non aver tolto i ‘forchettoni’. Una pratica ripetuta nel tempo: i periti, nell’ambito dell’incidente probatorio ormai concluso, hanno dimostrato che, in base alle immagini dei sistemi di videosorveglianza, tra l’8 e il 23 maggio 2021 la cabina precipitata ha viaggiato nel 100% delle corse con i ‘forchettoni’ inseriti.

Alcune testimonianze immediatamente dopo la caduta della cabina portano a incarcerare anche Luigi Nerini, gestore dell’impianto, ed Enrico Perocchio, direttore d’esercizio. Pochi giorni dopo, l’allora gip Banci Buonamici li rimette in libertà. La decisione provoca uno scontro tra toghe, che è arrivato fino al Csm. La sentenza del tribunale del Riesame di Torino, al quale la procuratrice di Verbania Olimpia Bossi aveva fatto ricorso, ne chiede i domiciliari. Le difese fanno ricorso in Cassazione, che ha rimandato al Riesame: risultato, i due sono stati sospesi per un anno. Oltre a loro, nel luglio 2021 vengono indagati anche i vertici di Leitner e delle società che avrebbero dovuto effettuare i controlli, oltre alle società stesse Ferrovie del Mottarone srl e alla Leitner spa. Oggi, con la chiusura delle indagini, 6 posizioni sono state stralciate: restano aperte quelle di Nerini, Perocchio, Tadini, le due società e i vertici di Leitner.

La perizia nell’ambito dell’incidente probatorio, depositata a settembre 2022, ha iniziato a fare luce invece sulla rottura della fune traente: i fili erano già spezzati “già prima del collasso”, diceva la perizia di oltre mille pagine complessive, e “circa il 68% dei fili” della stessa fune presentava, secondo la procura, “superfici di frattura riconducibili a fenomeni di fatica e fatica/corrosione”.

Parallelamente si muove un’indagine della procura della Corte dei Conti di Torino, che già i primi di giugno 2021 aveva incaricato il Genio militare di effettuare le analisi per una perizia che stabilisse il controvalore del crollo e l’eventuale danno erariale collegato alla tragedia. L’indagine, coordinata dal procuratore Quirino Lorelli, è però pressoché ferma: secondo quanto apprende LaPresse, la perizia che dovrebbe arrivare entro l’inizio dell’estate.

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